I due O. J. Simpson
Cosa ricorderemo di uno dei più grandi giocatori della storia.
The Glove
Nonostante svariate argomentazioni a favore, Marcia Clarke e la sua squadra faticavano a trovare la chiave vincente per dimostrare, sopra ogni ragionevole dubbio, la colpevolezza di Simpson. Nel corso del processo avevano continuato a peccare di quella cieca arroganza di chi sa di avere grosse prove a proprio favore. I protagonisti d’aula avevano inoltre subito notevoli pressioni dall’esterno, in quello che si era presto trasformato nel “processo del secolo”. La difesa non solo ci sguazzava, ma alimentava queste pressioni mettendosi al centro delle attenzioni; dall’altra parte Johnnie Cochran, che aveva alle spalle anni di trascorsi contro il LAPD, ha continuato ad alimentare il clima tesissimo tra polizia e comunità nera. Dentro questo pandemonio, Marcia Clark cercava invece di restare isolata, lavorando sottotraccia, invano.
Fuori dall’aula il processo era diventato un gigantesco fenomeno di costume, un circo mediatico in cui chiunque e a qualsiasi costo cercava di avere un pezzo.
Le prime serate TV americane tra il ’94 e il ’95.
In questo contesto, dopo che la difesa aveva messo in dubbio e, se non smontato, quanto meno messo pesantemente in dubbio tutta una serie di prove, era arrivato il momento per l’accusa di assestare un colpo decisivo verso il verdetto.
La più grande prova che collegava O.J. al luogo del delitto rimanevano i guanti insanguinati. Guanti che, secondo le prove presentate dall’accusa, erano stati comprati da Nicole al suo ex marito in un negozio della catena Bloomingdale durante un viaggio a New York nel 1990. Per sfortuna di O.J. era una delle sole 300 paia di quel particolare modello, di quel colore e di quella taglia venduti.
Ed è così che, volendo mettere a segno la stoccata decisiva, l’assistente procuratore Christopher Darden, il 15 giugno 1995, lascia tutti di stucco chiedendo a O.J. di provare a indossare i guanti incriminati davanti alla giuria. La scena che segue è entrata nella storia. O.J., a un palmo di naso dalla giuria, infila con molta fatica i guanti mostrando le dita bloccate a metà. Johnnie Cochran, preparato a questa evenienza nella sua arringa apostrofò la prova con una frase che diventò il claim del processo: “If it doesn’t fit, you must aquit” (Se non gli entrano, dovete assolverlo).
È l’ultimo e definitivo autogol dell’accusa che, sull’orlo della disperazione, decide di andare all-in perdendo la mano. L’accusa non ha valutato il rischio delle tante variabili, tra cui, l’ostruzione di O.J. al test e alle sue doti attoriali (e probabilmente anche a qualche trucco). Simpson è in pieno controllo della situazione ed è bravissimo a trasmettere un senso di impotenza davanti alla (sua) realtà dei fatti, ovvero che i guanti non calzassero.
Dove Marcia Clarke si è limitata ad esporre le prove del DNA, Shapiro e soci preparavano una contro-narrativa fatta di complotti, nemici invisibili e concreti errori procedurali. Dove Darden lasciava in mano il destino del processo al suo stesso imputato, Cochran preparava un incisivo claim che è entrato dritto nella testa dei giurati. Dopo 253 giorni di processo alla giuria bastarono poche ore per decretare O.J. Simpson innocente.
O.J. non è uscito vincitore agli occhi dell’opinione pubblica. Come ha dimostrato un recente sondaggio, gli statunitensi hanno progressivamente abbandonato i favori di “The Juice”. Il processo civile lo ha condannato a un lauta ricompensa ai parenti delle vittime.
Fa sorridere che il destino di O.J. Simpson si sia infine compiuto in una situazione dal tono decisamente minore. Nel 2007, incastrato da un complice, viene accusato e imputato per rapina a mano armata e sequestro di persona in una vicenda torbida. Viene condannato a 33 anni di reclusione nel carcere di Lovelock, Nevada.
Chi ha ucciso O.J. Simpson?
Cosa rimane di O.J. Simpson, sportivamente, a 30 anni dal ritiro, dopo 11mila yard e l’introduzione nella Hall Of Fame?
Se andate su YouTube e digitate O.J. Simpson nelle prime 10 pagine visualizzate troverete appena 5 video di highlights su 200 video totali. Potete facilmente immaginare il contenuto dei restanti 195.
Su Google nei risultati ottenuti digitando il nome di O.J. Simpson troverete la carriera nel football relegata come semplice nota biografica. La carriera del giocatore più dominante degli anni ’70 è stata cancellata dalla memoria collettiva. Parlare di Simpson come atleta sembra quasi un torto di buon costume. Eppure, in questo modo, è diventato impossibile isolare il discorso sportivo da quello di cronaca.
Se siamo in grado di parlare della carriera di Magic Johnson senza essere oscurati dal discorso HIV o parlare delle gesta di Michael Vick senza esserlo dai combattimenti di cani, perché non siamo in grado di fare la stessa cosa con O.J. Simpson?
Forse la narrativa sportiva è diventata così schiava della sua retorica da non essere più capace di separare le gesta sportiva da quelle umane. Forse il nostro desiderio di trasformare ogni atleta di successo in un completo eroe moderno ci fa tirare indietro, per un istinto auto-protettivo, quando la differenza tra i valori dentro e fuori dal campo diventa troppo evidente.