Dopo mesi di football giocato, nella nottata tra domenica e lunedì andrà in scena, al NRG Stadium di Houston, il Super Bowl numero 51. La località texana aveva già ospitato il palcoscenico più importante nel 2004, dove proprio i Patriots portarono a casa il 2° anello della loro storia battendo i Carolina Panthers. Se da una parta della trincea ci sono degli abitué del Super Bowl come i Patriots, arrivati alla loro nona apparizione, dall’altra gli Atlanta Falcons tornano all’atto conclusivo dopo la sconfitta nel 1998 contro i Denver Broncos.
Come abbiamo già avuto modo di dire, le possibili combinazioni del Super Bowl 51 erano molteplici, tante erano le credibili candidate ad un posto nell’atto conclusivo della stagione NFL. Con i Patriots e i Falcons, non ce ne vogliano i tifosi delle altre contender arrivate ad un passo da Houston, probabilmente abbiamo il match-up più interessante del lotto.
Guardando ai semplici numeri non potrebbe essere altrimenti: si sfidano la quinta miglior difesa dal 1970, anno della unione NFL-AFL (New England, 15.6 punti a partita subiti in stagione regolare, ampiamente primi nella Lega), e il settimo miglior attacco dell’era moderna (Atlanta, a pari merito con i St.Louis Rams del “Greatest Show On Turf”, con 33.8 punti a partita, anch’essi ampiamente primi in questa stagione). Vediamo chi e come potrebbe fare la differenza.
Quando New England ha il pallone
Dopo aver accennato alla difesa dei Patriots, su cui torneremo dopo, bisogna precisare che questa rimane comunque la squadra di Tom Brady. Il reparto guidato da coach McDaniels è secondo in efficienza offensiva, e insieme al suo #12 è riuscito a creare un’unità incredibilmente efficiente massimizzando, ancora una volta, il potenziale del personale a disposizione. Dopo la squalifica di quattro partite, Brady ha ripreso dove ha finito la scorsa stagione, finendo con 28 TD e soli 2 intercetti, e quasi il 50% di conversioni sui terzi down e finendo in aria di MVP.
Anche dopo la perdita di Rob Gronkowski, colpa dell’ennesimo infortunio, l’attacco ha saputo mantenere alti livelli di efficienza, trovando per esempio in Chris Hogan un’inaspettata arma per colpire le difese sul profondo. Fino allo scorso anno, Hogan era un onesto giocatore dei Buffalo Bills, acquisito via free agency dai Patriots nella – comprensibile – indifferenza generale: nell’arco di un anno è diventata un’arma tattica molto temibile, come possono testimoniare per ultimi gli Steelers, spettatori non paganti della sua partita da 180 yard e 2 TD. Hogan corre le tracce in maniera molto precisa, e ha un sorprendente controllo del corpo che gli permette di mettere a segno ricezioni contestate. In più, i Patriots lo utilizzano talvolta come slot receiver molto vicino alla linea di scrimmage contro le difese a zone (Cover 2 o 4, in cui lo spazio di campo centrale rimane incustodito).
Questo è un esempio. New England si posiziona per correre, salvo poi cambiare idea e aprire il campo con i ricevitori e il running back Dion Lewis. Hogan è alla sinistra della linea di scrimmage a cui si avvicina ancora di più. Nella Cover 4 che gioca Pittsburgh in questo caso, i defensive back lasciano spazio ai ricevitori, e i linebacker si aprono verso l’esterno. Hogan mette a segno una ricezione indisturbata sfruttando la sua innocua posizione in campo. Già questa potrebbe essere una situazione chiave, considerando che Atlanta tende a concedere di più nel breve-medio raggio, piuttosto che farsi battere sul profondo (12esimi in efficenza difensiva contro i passaggi da almeno 16 yard), su cui agisce la safety Ricardo Allen.
Il primo ricevitore dei Patriots, statistiche alla mano, resta Julian Edelman (leader di squadra in ricezioni, 98, e yard su ricezione, 1106), che agisce principalmente come slot receiver. Su di lui potrebbe venire impiegato Robert Alford, primo cornerback di Atlanta dopo l’infortunio di Trufant, che potrebbe seguirlo per tutto il campo – a meno che non gli si affidi Brian Poole, slot corner deputato, che però potrebbe avere non pochi problemi contro il numero 11 di New England. Peraltro, Alford, che ha comunque giocato un’ottima stagione anche una volta “salito di grado”, ha mostrato alcuni problemi nel contenere uno-contro-uno i ricevitori che sanno separarsi subito, come Doug Baldwin di Seattle. In questi casi, anche se sporadici, ha concesso una ricezione da 18 yard, un touchdown e anche in un terzo caso se l’è fatto sfuggire, salvo venire aiutato dal raddoppio di Allen da fondocampo. Atlanta comunque tende a giocare off-man, e dubito cercherà di mettere le mani addosso ai ricevitori dei Pats direttamente alla partenza dell’azione. Jalen Collins, rookie corner dei Falcons, ha giocato una stagione più che discreta, contenendo per ultimo Davante Adams, la minaccia sul profondo dei Packers: probabile gli verrà chiesto di marcare Michael Floyd (che ha avuto una stagione decisamente deludente, ma ad Arizona ha saputo essere un giocatore sopra la media), Malcolm Mitchell, gli altri ricevitori esterni dei Patriots.
Dove New England potrebbe avere qualche problema è la parte interna della linea. Agli esterni di essa agiscono Marcus Cannon, right tackle, che si troverà di fronte il leader stagionale di sack (15.5) Vic Beasley, e il left tackle Nate Solder, che costituiscono una coppia decisamente solida e atletica, mentre sono le guardie e il centro a destare più preoccupazione, specie per le caratteristiche della difesa di Atlanta.
I Falcons hanno un reparto molto giovane, molto atletico, non particolarmente imponente fisicamente ma decisamente veloce. I pericoli non arrivano tanto dallo spot di tackle (Grady Jarrett è il primo defensive tackle per placcaggi messi a segno, con 21), quanto dal trio di linebacker-safety Deion Jones – De’Vondre Campbell – Keanu Neal. Si tratta di giocatori particolarmente mobili, che amano agire nei pressi della linea di scrimmage per dare man forte contro le corse o portare pressione ai quarterback avversari attraverso, appunto, gli spazi tra il centro e le due guardie. Qui alcuni esempi, di come Neal, con il suo blitz costringa Rodgers a lanciare il pallone fuori dal campo e a placcare Montgomery anche dopo averlo inseguito tra i blocchi.
Mentre qui un esempio di tackle combinato tra Campbell e Neal.
Il trio di rookie potrebbe seriamente creare problemi alla linea dei Patriots, che, oltre a non essere particolarmente atletica, denuncia talvolta qualche problema di comunicazione, come vediamo qui, portando raddoppi non richiesti o non riconoscendo minimamente le intenzioni della difesa.
Inoltre, i tre sanno essere efficaci in copertura, per eliminare quello che è frequentemente un mismatch favorevole ai Patriots, ovverosia i running back Dion Lewis e James White contro un linebacker qualunque degli avversari. Campbell o Jones hanno le qualità per tenere loro il passo, mentre Neal si può occupare del tight end Martellus Bennett: chiamato a sostituire Gronkowski, nei playoff è stato però coinvolto poco. Eppure le qualità del veterano ex Bears sono innegabili e, se in giornata, potrebbe creare più di qualche problema di accoppiamenti vista la sua altezza unita all’abilità di ricezione (l’ex Chicago misura 198 cm contro gli “appena” 185 del giocatore di Atlanta, che contro Green Bay ha alternato cose buone ad altre meno buone a uomo contro l’altalenante Jared Cook).
A livello di pass rush la minaccia resta Vic Beasley: è vero che il #44 paradossalmente è ancora discontinuo (ben 9 partite su 20 in stagione senza un sack), ma la sua velocità di partenza può essere sfruttata con i cosiddetti “twist”, quel cambio di ruolo tra defensive end e definisce tackle una volta partito lo snap, che permette di prendere in contropiede la linea e che i Falcons sanno usare benissimo. Si tratta di una soluzione, questa, che ha utilizzato Houston proprio contro i Patriots con Mercilus e Clowney, creando non pochi problemi a Brady e quindi all’intero attacco.
Nel primo tempo del Divisional Round, i Texans sono riusciti a rimanere ampiamente in partita rendendo difficile la vita al numero 12. Difficile pensare di mantenere questo livello di aggressività per tutta una partita, ma si tratta di un’opzione che il reparto guidato da Richard Smith deve prendere in considerazione.
L’unico vero punto debole, da sfruttare con sapienza per amministrare tempo e punteggio, è la difesa contro le corse, dove i Falcons sono tra le peggiori della Lega. Dopo aver corso per oltre 1100 yard in stagione, e dopo dei playoff passati un po’ nell’ombra, può essere il veterano LeGarrette Blount a dare una mano decisiva al reparto guidato dal #12.