Manchester City vs Real Madrid
1. Il Manchester City è sfavorito, giusto?
Daniele Manusia
Direi di sì, considerando la stagione giocata da entrambe le squadre ma anche il valore dei giocatori a disposizione. Il Real Madrid a mio avviso ha una delle rose più competitive d’Europa, anche se subordinata alla presenza ingombrante di Cristiano Ronaldo, che in parte è anche croce ma è sopratutto delizia. Zidane tiene fuori sia Isco che James Rodriguez e, nonostante ciò, ha uno dei centrocampi più tecnici in circolazione, con Kross che se vestisse blaugrana oggi forse godrebbe di considerazione ancora maggiore. Il Manchester City a fine percorso di Pellegrini, però, sa essere una squadra solida (molto diversa dal Villareal di Pellegrini ma anche dal suo Malaga) di quelle magari difficili da amare ma che vanno comunque rispettate. Anche le individualità sono eccellenti, ma su quel piano credo che il Madrid sia superiore.
Fabio Barcellona
Il Real Madrid ha lasciato qualche chance perfino a una squadra mediocre come il Wolfsburg, e non vedo perché una squadra tecnicamente molto superiore a quella tedesca, com’è il City, non possa approfittare degli squilibri tattici dei Blancos. Che esistono e sono pure belli grossi. Il City ha tutto per approfittarne: il movimento di Aguero potrebbe privare i centrali difensivi di un riferimento di cui hanno assoluta necessità per trovare la giusta posizione e la zona ai fianchi di Casemiro, punto debole del Real, è la terra d’elezione di De Bruyne e David Silva. Lo status di sfavorito può far comodo a Pellegrini che potrebbe impostare una partita d’attesa per mascherare le difficoltà in transizione e puntare le sue fiches sul gioco in campo aperto dei suoi giocatori offensivi.
Alfredo Giacobbe
Mica tanto! Con Casemiro in campo il Real è più equilibrato ed è più protetto in zona centrale. Certo è anche meno fluido nella manovra palla a terra e se il Manchester City terrà compatto le linee, soprattutto orizzontalmente, come ha già fatto nel ritorno contro il PSG, costringerà il Real a tenere i terzini più bassi per dirigere il possesso verso le fasce: in questo modo per gli spagnoli sarà più difficile sovraccaricare la zona intorno all’area di rigore avversaria. Sarà fondamentale il sacrificio dell’esterno destro del City, presumibilmente Navas, che dovrà seguire Marcelo a tutto campo, che è forse l’unica vera arma tattica di questo Real. Inoltre Pellegrini è un allenatore molto più scafato di Zidane e l’esperienza conta sempre qualcosa nei doppi confronti a questo livello. Oltre ad essere uno dei tanti ex dal dente avvelenato.
Dario Saltari
Condivido al 100% le considerazioni tattiche di Fabio ed Alfredo e aggiungo una cosa. Non c’è dubbio che il Manchester City prima del fischio d’inizio parta sfavorito (qui dentro metteteci la differenza di blasone, di Champions League vinte e di esperienza a questo livello, oltre alla stagione ricca di ombre in Premier League) e questo a livello mentale conta tantissimo. Il Real Madrid dovrà dimostrare per l’ennesima volta di essere all’altezza del proprio nome e se le cose inizieranno a mettersi male la pressione aumenterà ulteriormente (tutti ci ricordiamo l’aria che tirava al Bernabeu quando la Roma ha rischiato di segnare agli ottavi o nei primi minuti della partita contro il Wolfsburg). Al contrario, il City può sfruttare il fattore Impresa™ e non ha di certo la stessa pressione della sconfitta perché alla fine che tragedia è essere eliminati in semifinale dal Real Madrid? Se la bilancia tattica è più o meno in equilibrio (non ci dimentichiamo infatti dei difetti tattici del City, non minori di quelli del Real), quella mentale pende nettamente dalla parte di Manchester.
Il derby del golfo persico vinto dal City.
2. Come arriva il Real Madrid a questa semifinale?
Dario Saltari
Non benissimo, secondo me. È vero che il Real Madrid in campionato viene da una striscia di otto vittorie consecutive, ma è anche vero che Zidane non ha ancora messo mano ai problemi della squadra e che alcuni dei giocatori chiave (Ronaldo e Benzema su tutti) arrivano in condizioni fisiche non perfette. Nell’ultima di campionato il Real ha battuto il Rayo Vallecano (a tre punti dalla zona retrocessione) in maniera abbastanza casuale dopo (vedi alla voce Gareth Bale) che aver rischiato di andare sotto per 3-0. La squadra di Zizou ha evidenziato dei problemi che ormai potremo definire strutturali: non esiste un raccordo studiato tra trequarti difensiva e trequarti offensiva, i singoli molte volte rimangono isolati dal resto dei compagni, la squadra soffre tantissimo le transizioni difensive e per questo motivo molte volte perde totalmente le distanze tra i reparti. La grande rimonta col Rayo ha messo per l’ennesima volta la polvere sotto il tappeto ma contro una squadra dal valore tecnico del City sarà molto più difficile prevalere con le giocate dei singoli.
Fabrizio Gabrielli
In termini di motivazione e tenuta mentale, paradossalmente il crollo in campionato del Barcellona potrebbe finire per rivelarsi per il Real un’insidia, più che uno sprone. Il fatto che ne La Liga si siano riaperti i giochi ha già iniziato a succhiare energie – soprattutto nervose – alle merengues: se prima gli si era spalancato davanti l’obiettivo di infilare il rettilineo verso Milano per dare un senso alla loro stagione – e al futuro di Zizou, ora ci sono ben due percorsi possibili, altrettanto allettanti. E l’abbondanza se non hai le idee chiare serve solo a confonderti. Non intendo dire che il Real non sia abituato a lottare su più fronti, d’altronde lo era anche nell’anno della Décima: certo è che questo cambio di prospettive così repentino e impossibile da non cavalcare nell’immediato potrebbe complicare la gestione emotiva, e chissà anche fisica, dei blancos.
Daniele Manusia
Va anche detto che senza il Barcellona, con Bayern e Atletico (le due squadre tatticamente più preparate in Europa) che possibilmente si faranno male a vicenda, il Real Madrid vede alla portata una Champions League semplicemente inimmaginabile fino a qualche tempo fa. E questo potrebbe dare le giuste motivazioni a un gruppo mostruoso.
Emiliano Battazzi
Sì. Dopo la sconfitta per 2-0 contro il Wolfsburg, la stagione del Real era quasi finita: serviva un’impresa per arrivare in semifinale, e nonostante la vittoria del Clasico non aveva speranze di recuperare i 7 punti di distanza dal Barça. Quindi adesso il Real sta benissimo: in semifinale contro un avversario in niente superiore, a un punto dai catalani nella Liga, e con una squadra che sembra volare sopra ad ogni problema tattico grazie alle sue individualità. Anche solo pensare ad un doblete, visti gli enormi problemi affrontati in questa stagione, è un grande successo personale di Zidane. Occhio che questo è il classico momento Real, quello che poi porta alla vittoria finale: ma in 180 minuti i Blancos sono ancora poco affidabili, quindi la semifinale è aperta.
L’impresa di un uomo pazzo.
3. Quale delle due squadre proverà a prendere il controllo del gioco?
Fabio Barcellona
Per inclinazione e blasone sarà il Real a fare la partita. Chissà se si vedranno dei progressi nella costruzione della manovra dal basso che vede impegnati troppi uomini e mal distribuiti per il campo. Particolarissimo è l’utilizzo di Casemiro, che sembra svolgere un ruolo esclusivo di “specialista difensivo”, come alcuni giocatori di basket che in attacco non vedono mai palla. In fase di possesso Casemiro è semplicemente “di troppo”. Zidane non si fida dei piedi e delle capacità di palleggio del suo mediano e abbassa in impostazione sia Modric che Kroos (evidentemente non si fida nemmeno dei suoi centrali…). Pur di togliere dai piedi Casemiro, il brasiliano si alza oltre la linea di pressione avversaria, senza però costruire una nuova linea di passaggio alle spalle degli avversari. Semplicemente si allontana e non disturba.
Lo specialista.
Federico Aquè
Credo che non ci saranno sorprese e sarà il Real a fare la partita. D’altronde la coppia Kroos-Modric surclassa qualsiasi combinazione possibile per il City in mezzo al campo e in difesa Pellegrini non ha un Sergio Ramos o un Varane su cui contare. Non è detto che sia un vantaggio per il Real, viste le difficoltà nella costruzione della manovra descritte bene da Fabio e il modo in cui i “Citizens” hanno eliminato il PSG, un’altra squadra abituata a tenere sempre il pallone.
Flavio Fusi
Basterebbe un numero per rispondere alla domanda: il Manchester City è l’unica squadra rimasta in corsa ad avere un possesso palla medio inferiore al 50% (49,1%). Fin qui persino l’Atlético ha tenuto di più il pallone (50,4%). Quando ha il pallone il Real si mette spesso in difficoltà da solo, quindi aspettare ordinatamente all’altezza del centrocampo come contro il PSG potrebbe essere nuovamente la strategia adatta ad affrontare il doppio confronto con gli spagnoli.
Emiliano Battazzi
Il Real di Zidane vuole sempre fare la partita e non penso che si lascerà intimorire da questo City: e forse anche tatticamente è l’idea giusta, perché le combinazioni strette tra Silva e Aguero meglio provare ad anticiparle piuttosto che a bloccarle sulla trequarti. In qualche modo, però, il City può trarne vantaggio: perché il Real ha ancora i soliti problemi di fluidità di manovra, con i difensori centrali piatti che boicottano la salida lavolpiana, e in casi come questi vale il principio di Mourinho: chi ha più il pallone, commette più errori.
4. Vi aspettate sorprese nella formazione?
Flavio Fusi
Mi auguravo che la mossa a sorpresa di Pellegrini fosse l’esclusione di Touré, ma dopo l’infortunio dell’ivoriano con lo Stoke, almeno all’andata si vedrà quasi sicuramente la coppia Fernando – Fernandinho. Kompany invece, dopo un mese fuori per un infortunio al polpaccio, dovrebbe esserci. In casa “merengue”, nonostante le discutibili interpretazioni di alcuni ruoli, come quello del già nominato Casemiro, l’undici titolare di Zidane sembra già consolidato. Non credo quindi che il francese ci stupirà piazzando Isco (o James) al posto del brasiliano, anche se contro il centrocampo a quattro del City, un “vero” uomo tra le linee potrebbe fare la differenza.
Daniele V. Morrone
Considerando il modo con cui Zidane utilizza Isco, dubito che lo schiererà per la seconda volta in pochi giorni (ha giocato sabato) sabato per far riposare Modric. Come dice Flavio, però, l’andaluso è un giocatore dalle caratteristiche perfette per giocare contro il centrocampo del City e quindi se deve esserci una sorpresa voto per lui in campo, se non da subito, almeno dall’inizio del ritorno. O forse semplicemente lo spero perché avere in campo Isco è sempre un plus per uno spettatore.
Federico Aquè
Nessuno pensa a James? Perché uno dei migliori numeri 10 della storia del calcio tratta così uno dei migliori numeri 10 al mondo?
Emiliano Battazzi
James è riuscito a farsi voler male sia da Benitez che da Zidane, spesso per i suoi atteggiamenti (risate in panchina, dichiarazioni polemiche), ma anche per gli scarsi equilibri e intensità che fornisce. Non mi aspetto sorprese, ma visti gli acciacchi di Cristiano e Benzema forse potrebbero esserci delle rotazioni. L’importante, per la qualità della partita, è che Pellegrini non faccia giocare Demichelis.
Fabio Barcellona
Federico, io penso a James. E penso che un posto in squadra per almeno uno tra lui e Isco ci dovrebbe essere. Potrebbe anche essere un Real più equilibrato di quello attuale un Real con un giocatore di raccordo tra centrocampo e attacco
Daniele Manusia
A questo punto mi sento in dovere di gridare dalla finestra #freeIsco.
5. Quale sarà la chiave del match, per l’una e per l’altra squadra?
Fabio Barcellona
Per il City sarà fondamentale mettere qualche granello di sabbia nella già macchinosa costruzione bassa del Real, recuperare il pallone non troppo in basso e giocare conseguentemente qualche ripartenza, non necessariamente rapida, per attaccare la transizione difensiva della squadra di Zidane. Il Real vincerà se riuscirà ad alzare più uomini fase d’attacco e a trovare qualche ricezione tra le linee mai troppo strette del City.
Flavio Fusi
All’andata gli esterni del Wolfsburg avevano letteralmente “sguazzato” alle spalle dei terzini del Real Madrid, che di frequente si facevano trovare troppo alti o troppo stretti in occasione delle transizioni difensive. Mi aspetto che Pellegrini chieda ai suoi un lavoro simile e quando ci sarà l’occasione attacchi anche con i terzini, vista la comprovata pigrizia degli esterni d’attacco del Real nel ripiegare in difesa. Come ha detto Fabio, il City è vulnerabile tra le linee, ragion per cui, nella mia testa, continuo a pensare che Casemiro andrebbe escluso, oppure che uno tra Modric e Kross debba essere impiegato più avanti. I movimenti di Benzema sarebbero perfetti per allargare la difesa e di conseguenza aprire ulteriormente lo spazio alle spalle dei centrocampisti del City, ma se non dovesse farcela (anche lui è in forse) con Lucas Vazquez (o Jesé) il Real perde d’imprevidibilità.
Emiliano Battazzi
Il Real Madrid può vincerla con i tagli dietro la linea difensiva dei Citizens: dipende quindi dalla forma di CR7, tanto per cambiare. Il City ama molto combinare in zona centrale ma contro il Real di Casemiro dovrà girare alla larga: magari gioca Navas per allargare il gioco, e in ogni casò servirà l’apporto dei terzini per attaccare con la massima ampiezza possibile.
Daniele Manusia
Il Real aveva sofferto sugli esterni anche contro la Roma, credo che le transizioni veloci di De Bruyne e Aguero (o anche, come detto, Navas) potrebbero fare la differenza. Dall’altra parte Cristiano Ronaldo può scardinare la difesa del City con lo sguardo, se almeno uno tra Modric e Kroos trovasse spazio alle spalle di Fernandinho e Fernando il City potrebbe collassare come un castello di carte al primo soffio di vento.
6. Chi ha più pressione addosso, Zizou o Pellegrini?
Fabio Barcellona
La pressione è tutta su Zidane. In fondo Pellegrini, con l’approdo in semifinale, ha già fatto qualcosa di storico per il club e il suo destino è già scritto e indipendente dall’esito di questa semifinale. La riconferma di Zizou non è ancora certa e, nonostante i buoni risultati, il Real Madrid non è ancora convincente dal punto di vista tattico. Un’eliminazione da parte del Manchester City non potrebbe che far considerare tutto sommato deludente il cammino Champions di Zidane, considerando le difficoltà mostrate nei quarti contro il Wolfsburg.<
Flavio Fusi
Pellegrini non ha alcuna pressione: lo dimostra il fatto che in settimana ha potuto togliersi qualche sassolino dalle scarpe, affermando che vista l’amicizia che lega Guardiola ai dirigenti del City Tixi Begiristan e Ferran Soriano, sarebbe stato esonerato anche se avesse vinto due Champions League e altrettanti campionati. Il fatto di conoscere già il proprio destino lo mette al riparo da qualsiasi tipo di ansia e probabilmente lo rende ancora più concentrato e motivato ad arrivare fino in fondo a questa competizione. Dall’altra parte c’è lo Zidane allenatore, che tra gli appassionati sembra godere ancora del credito che si era guadagnato nella sua carriera da calciatore. Fanno più rumore le otto vittorie consecutive che gli innumerevoli problemi tattici del Real: dopo il 3-0 del ritorno persino il passaggio del turno con il Wolfsburg passerà alla storia come un’impresa e la brutta figura dell’andata sarà presto dimenticata. Ma il caso Ancelotti dimostra che Peréz non guarda in faccia nessuno: se Zizou fallirà difficilmente lo rivedremo sulla panchina del Real la prossima stagione.
Fabrizio Gabrielli
Subito dopo il sorteggio Manuel Pellegrini è stato assai più eloquente di quanto la sua vis flemmatica ci potesse lasciare prevedere: «Non c’è motivazione più grande», ha detto. Poi ha aggiustato il tiro, aggiungendo «perché le motivazioni che può darti giocare una semifinale sono incredibili». E ancora «non è importante contro quale squadra giochiamo». Lo sappiamo tutti, Manuel, che è assolutamente importantissima la squadra avversaria, specie se si tratta di quella che nonostante un’annata monstre ha deciso di scaricarti (e il tuo demerito maggiore, se così si può dire, è stato quello di non aver saputo essere migliore del Barça di Pep, cioè della più forte squadra al mondo degli ultimi – quanti, trent’anni?).
Credo che a qualsiasi latitudine, e non solo a Manchester o in Cile, la lesa maestà mescolata alla sete di vendetta generino quel tipo di cocktail capace di farti metabolizzare con esiti incerti il significato di sfavorito. L’unica dubbio che ho è questo: riuscirà El Ingeniero a sopportare il peso delle aspettative che si sta, per quanto inconsciamente, autoimponendo?
Emiliano Battazzi
In realtà nessuno ha pressioni, entrambi hanno paura. Pellegrini è già un ex, nessuno gli rinfaccerebbe un’eliminazione in semifinale, miglior risultato europeo nella storia del City. Zidane ha già ottenuto la fiducia dell’ambiente, in qualche modo ha rimesso in carreggiata la squadra, e ogni colpa per questa stagione sarà sempre scaricata sul capro espiatorio Benitez. Però l’occasione è talmente grande che chi perde si mangerà le mani a lungo: per questo hanno paura.
7. Quali giocatori possono risultare decisivi?
Fabio Barcellona
Da un lato El Kun Aguero e Kevin De Bruyne hanno tutto per poter far male al Real Madrid. I movimenti lungo tutto il fronte d’attacco di Aguero possono portare a spasso i centrali del Real Madrid e preparare lo spazio per le incursioni di De Bruyne che difficilmente saranno seguite dai centrocampisti madridisti. Contro il PSG De Bruyne è salito al piano di sopra, mostrando per la prima volta a questi livelli di competizione, le sue enormi qualità, dando finalmente una dimensione verticale a una squadra troppo spesso piatta come il Manchester City.
Dall’altro lato del campo, in una squadra che spesso manca del raccordo tra centrocampo e attacco (paradossale, vista la rosa del Real), le capacità di Ronaldo, Bale e Benzema di far male alla non eccelsa linea difensiva del City potrebbero essere la chiave per un successo dei blancos.
Daniele V. Morrone
Dopo i quarti contro il PSG mi sono convinto di due cose: che Kevin de Bruyne è uno dei pochi al mondo ad avere la capacità di valere un passaggio del turno nella coppa più importante e che Agüero invece no (ad essere ottimisti forse non ancora). Questo mi basta per mettere come uomo decisivo per il City il belga. Per il Real Madrid invece di giocatori che valgono un passaggio del turno c’è l’imbarazzo della scelta, ma fin quando ci sarà Cristiano sarà lui l’uomo con i riflettori puntati. Tolto il portoghese però occhio perché Bale sta attraversando un periodo di ottima forma, e forse la sua tappa madrilena non sta raccogliendo i consensi che le prestazioni in campo dovrebbero portare.
Potenzialmente “Man” di qualsiasi “Match”.
Fabrizio Gabrielli
Come si fa a non pensare che uno come Karim Benzema, al quale è rimasto solo di vincere la Champions League per prendersi l’Europa (visto che Deschamps non lo convocherà per gli Europei) e che ha quindi, ragionevolmente, il cosiddetto occhio della tigre (presumibilmente la stessa che bacia sulla testa nel salotto della sua casa di Madrid), non possa risultare decisivo nell’economia della doppia sfida (anche se la sua presenza all’andata è ancora un po’ incerta)?
Federico Aquè
In ordine dal primo al terzo: Cristiano, Cristiano e Cristiano. Più che altro perché ha recuperato in extremis e le sue condizioni sono il fattore che più di tutti sposta le possibilità di qualificazione da un lato o dall’altro. Però anch’io mi aspetto grandi cose da De Bruyne e dall’altro giocatore chiave della trequarti del City, uno dei miei preferiti in assoluto: David “El Chino” Silva.
Daniele Manusia
Nessuno dice Gareth Bale che è stato devastante con il Rayo. Come ha già dimostrato in passato, quando Cristiano Ronaldo si fa un po’ da parte, lui si prende volentieri maggiori responsabilità.
8. Considerate le stagioni “strane” di entrambe le squadre, che significato avrebbe arrivare in finale?
Emanuele Atturo
Più che su Real e City credo che l’arrivo in finale di una delle due squadre dica molto su una competizione come la Champions League, dove spesso conta soprattutto arrivare a un buon livello di forma nel momento giusto, tra fine marzo e inizio maggio, sfruttando magari il corrispondente calo degli avversari. Il Barcellona quest’anno ha stabilito il record di imbattibilità ma ha subito un crollo fisico proprio nel momento nevralgico dell’anno, e quello che è venuto prima è servito a poco, considerando che la Champions rappresenta sempre una priorità per i catalani. Sia il Real che il City vengono invece da una stagione complicata, sotto l’aspetto del gioco, dei risultati e dell’aspetto emotivo e psicologico. Ma le loro individualità, unite a un sorteggio tutto sommato positivo, stanno bastando per aprire delle prospettive insperabili fino a poche settimane fa.
Daniele V. Morrone
Ha ragione Emanuele quando parla di fortuna riferendosi al Real Madrid perché con un girone semplice (solo il PSG come squadra di pari livello), Roma agli ottavi e Wolfsburg ai quarti, nonostante la squadra di Zidane non sia la miglior versione del Real possibile, con quella rosa a disposizione basta la fortuna e una buona dinamica nel periodo giusto (Bale riscopertosi leader tecnico) per arrivare dritti in finale.
Per il City invece in caso di finale si avrebbe la strana sensazione di una squadra chiaramente incompiuta che arriva comunque alla partita più importante della sua storia. Personalmente non saprei come prendere la cosa da spettatore neutrale se non che sarebbe una delle peggiori finaliste recenti dal punto di vista del gioco messo in campo, dell’organizzazione e anche dei giocatori del reparto difensivo. Una finale che prima o poi sarebbe arrivata con tutti gli investimenti fatti in questi anni. Forse però questa versione del City è veramente ancora troppo lontano dall’essere una bella squadra, non si può essere soddisfatti nel vederli in finale.
Daniele Manusia
Sto pensando a Zidane che vince la Champions League (e magari anche la Liga) al primo anno e senza neanche far giocare bene la propria squadra. Arrivare almeno in finale gli garantirebbe il tempo necessario per continuare a imparare e lo ripagherebbe, forse troppo, per il coraggio con cui ha scelto di buttarsi nella mischia.
Emiliano Battazzi
Per entrambe la vittoria finale sarebbe un premio folle e ingiusto: hanno prodotto un calcio di bassa qualità per gran parte della stagione, affidandosi ai grandi campioni. Per il City la finale avrebbe un sapore di consolidamento nell’elite europea quasi sorprendente; per il Real sarebbe solo la conferma che questa è una stagione da Casa Blanca, con un campionato discreto e la coppa dalle grandi orecchie da festeggiare a Cibeles.
9. Se Pellegrini uscisse, quale sarebbe il bilancio?
Emanuele Atturo
Non così positivo, non tanto nei risultati quanto nel modo in cui sono maturati. Se una semifinale di Champions è sempre un grande traguardo, anche considerando l’ottima prova nei quarti contro il PSG, è vero che una squadra come il City non può rinunciare a lottare su tutti i fronti disponibili già in autunno. Il City è peraltro, negli ultimi anni, una squadra in grande crisi di gioco, retta in sostanza dall’alto livello dei propri giocatori (sempre alimentato dalle forti spese ogni anno). Nonostante i problemi siano gli stessi da tempo, Pellegrini non ha trovato un modo per risolverli, e per un allenatore preparato come lui non può che essere una grande delusione.
Fabrizio Gabrielli
Il problema di quel che dice Emanuele (o se vogliamo il grande pregio, perché rende il suo punto di vista universale e abbastanza pacifico da accettare) è che il bilancio rischierebbe di essere lo stesso anche se portasse il City in finale.
Daniele Manusia
Non credo, se Pellegrini arrivasse in finale magari aumenterebbe un po’ la sua credibilità, guadagnandosi il rispetto di chi lo sottovaluta forse per l’atteggiamento dimesso. Certo resta una stagione fallimentare in Premier League, anche se un’eventuale terzo posto la renderebbe più amara. In ogni caso le sue idee di gioco si sono perse a contatto con i ritmi inglesi e se forse per valutare positivamente la sua esperienza al City dobbiamo provare a ricordarci quanto di buono visto nella stagione 2013/14 in cui ha vinto Premier e League Cup (e per due anni di seguito ha avuto la sfortuna di incontrare il Barcellona agli ottavi). Mi piacerebbe vedere il suo primo 4-2-2-2 in Italia, anche se ho paura che farebbe una fine analoga se non peggiore a quella fatta in Inghilterra.
Atletico Madrid vs Bayern Monaco
1. Rispetto a quello del 2014, quante possibilità ha di vincere questo Atlético Madrid?
Emanuele Atturo
Ho sentito dire che quest’anno la Champions dell’Atlético Madrid sarebbe per certi versi più naturale. In parte per l’accresciuta esperienza internazionale e in parte per il livello dei suoi giocatori, complessivamente più alto rispetto a quello di due anni fa. Questo è secondo me il sintomo che non ci rendiamo bene conto della distanza che separa le individualità dell’Atlético con quelle di Barcellona, Bayern, Real e, forse, anche Manchester City. Peraltro nel 2014 l’Atlético, a parte il Barcellona, aveva superato avversari in fondo alla sua portata mentre quest’anno, anche solo arrivare in finale, vorrebbe dire aver sconfitto Barcellona e Bayern Monaco, ovvero le due squadre che tutti davamo favoriti a inizio competizione.
Questo solo come premessa.
Dario Saltari
Non sono molto d’accordo con te in questo discorso, Emanuele, perché penso che, al di là delle questioni tattiche e tecniche, una delle grandi forze di Simeone sia proprio quella di riuscire a convincere sempre tutti (compresi gli stessi avversari) che siano gli avversari ad essere i favoriti, spostando quindi la pressione psicologica dalla propria squadra a quella nell’altra metà campo. Ed è una strategia che ovviamente funziona meglio contro squadre grandi e blasonate (vedi il Barcellona, ma non ti dimenticare del Chelsea di Mourinho nel 2014) che contro squadre che possono a loro volta sfruttare la stessa retorica (il PSV agli ottavi, per esempio, contro cui l’Atletico ha faticato tantissimo). Insomma, al di là dei divari tecnici che possiamo solo ipotizzare, il Bayern arriva a questa sfida avendo eliminato a fatica il Benfica mentre l’Atletico ha battuto con merito una delle squadre più forti di tutti i tempi. Cos’altro deve fare per essere considerata una favorita?
Federico Aquè
Non sono convinto che questo Atlético sia più forte di quello di due anni fa: Courtois e Diego Costa rappresentavano delle eccellenze assolute nei rispettivi ruoli, e in più c’era Arda Turan, che non ha un alter ego nella rosa attuale. Detto questo, ha meno possibilità solo perché quest’anno ha incontrato le due squadre favorite (Barça e Bayern): con un altro sorteggio avrebbe avuto le stesse chance del 2014. Non dobbiamo dimenticare che al 90’ quell’Atlético era campione d’Europa.
Emiliano Battazzi
La penso come Federico: l’Atleti di due anni fa aveva delle individualità molto più forti e un’intensità folle che quest’anno abbiamo visto solo a tratti. Però rimane la squadra più compatta d’Europa, con la fase difensiva più solida di tutte: nei 180 minuti Simeone è il peggior avversario possibile.
2. Prima dei quarti il Bayern Monaco era tra le nostra favorite per la vittoria finale, avete cambiato idea?
Fabrizio Gabrielli
Io continuo ancora, se chiudo gli occhi e mi sforzo di pensare a chi potrebbe alzare la Coppa Con Le Orecchie, a vedere il sorriso serafico di Muller, Alaba e Ribéry che si scherzano sotto un tripudio di papelitos bianchi e rossi, Pep con una faccia che non so descrivere perché non so fare bene i morphing, ma se fossi in grado sarebbe qualcosa di simile a un incrocio tra i tratti di Re Mida e Ciro Il Grande. Il battaglione Mia San Mia è superiore a ognuna delle contendenti giunte fin qui, lo era e continua ad esserlo: la sua monoliticità è inscalfibile. E continuo a pensare che l’unica antagonista credibile, se le eliminazioni non avessero quel bislacco e incomprensibile effetto di togliere di mezzo chi le subisce, sarebbe ancora il Barcellona.
Certo anche l’Atletico 2015/16 non è del tutto privo di qualità…
Emiliano Battazzi
Io stavo già cambiando idea dopo la sfida contro la Juventus. L’eliminatoria con il Benfica non mi ha aiutato a capire: sta diventando una squadra troppo tedesca e poco di Pep, insomma mi sembra in qualche modo diventata imprevedibile e meno convinta dei suoi principi di gioco. Ma tra le quattro semifinaliste è la favorita d’obbligo, nessuna ha tanta qualità, tanta organizzazione e tanta capacità di interpretare le partite.
Daniele Manusia
Io invece continuo a credere che il Bayern di Monaco sia la squadra che possa produrre i migliori 90′ di calcio al mondo. Gli basta un dribbling in una zona fondamentale del campo, o un duello aereo vinto in area, per decidere una partita e a volte producono un gioco persino eccessivo per una partita sola. Già la semifinale però dura 180′ e la squadra di Guardiola ha già dimostrato di non avere sempre il pieno controllo della gara, basta una distrazione e sei praticamente fuori.
3. Cosa dovrà fare il Bayern per provare a segnare all’Atletico?
Daniele V. Morrone
Questa è una bella domanda a cui Guardiola avrà dedicato diverse nottate. Il modo di attaccare del Bayern in questo momento della stagione è più o meno sempre lo stesso: lancio di Xabi Alonso per l’esterno, scatto o dribbling per superare l’avversario diretto da parte dell’esterno (es. Douglas Costa) e cross per il centro dell’area dove arriva uno tra Lewandowski, Müller o Vidal a tirare in porta (Ripetere l’azione se non arriva il gol). Questo tipo d’azione però è esattamente quello che meglio difende una squadra come l’Atlético, in grado sia di andare in pressione sul regista del Bayern per non facilitargli il lancio, che utilizzare un sistema di aiuti sugli esterni per evitare di avere l’1vs1 (visti bene contro Messi costretto ad accentrarsi per giocare a pallone), che poi essere tra le migliori al mondo a difendere un cross al centro dell’area. Guardiola non credo voglia spammare in eterno quest’azione sperando alla lunga di avere ragione. Pensare di assediare l’Atlético con i cross significa infilarsi nel loro contesto preferito per una semifinale di Champions League. Più probabile una soluzione più creativa, che comprenda ad esempio andare a giocare non con il regista ma con Alaba o Lahm, che cerchino Thiago più avanzato o Ribery a muoversi magari dietro le spalle di Gabi, così da provare a chiamare la reazione della linea difensiva e liberare un minimo il lato debole per l’inserimento dell’esterno in area.
Flavio Fusi
Dovrà essere coordinato a livello strutturale, precisissimo nei passaggi e cercare di togliere riferimenti nelle zone centrali per creare superiorità numerica in mezzo al campo: tre condizioni difficilissime da attuare contemporaneamente contro un avversario che difende in undici nel senso letterale del termine, nonché sempre meno riconoscibili nel Bayern di Pep. Il Bayern forse offre meno qualità rispetto al Barcellona, ma al massimo delle proprie possibilità è una squadra più imprevedibile ed in grado di scompaginare la difesa di Simeone. Ecco perché penso che per passare il turno Guardiola dovrà essere meno “tedesco” e più paziente, cercando di sviluppare il suo gioco centralmente, incoraggiando combinazioni rapide e dribbling al limite dell’area, piuttosto che cedere alla tentazione di allargare il gioco e crossare il pallone in area.
Fabio Barcellona
Il Bayern, più del Barcellona, ha le armi per far male all’Atletico Madrid. Ha tanta forza fisica al centro dell’area da potere contrastare la prepotente supremazia fisica di Godin, che oltretutto sarà assente almeno all’andata, e i suoi sodali e pericolosità estrema sulle ali che costringerà Simeone a difendere su tutta la larghezza del campo e a preoccuparsi di non far giungere troppo palloni dalle fasce all’interno dei 16 metri. Se gioca bene e con pazienza il suo calcio, il Bayern può far male all’Atletico.
Emiliano Battazzi
L’Atletico soffre i giocatori con il cambio di passo, veloci nello stretto e dal dribbling facile, tipo Douglas Costa, Ribery e Coman, ma anche i centrocampisti che si inseriscono dietro la linea, tipo Vidal o anche Thiago. Con il 2-3-5 si può provare ad allargare le spaziature della difesa dei colchoneros, se non ci riesce il Bayern allora saltiamo la finale di Milano e diamo subito la coppa a Simeone.
4. Quali saranno gli accorgimenti difensivi di Simeone?
Fabio Barcellona
Nei quarti di finale la difesa di Simeone ha dominato fisicamente il Barcellona. Incontrare una squadra fuori forma, che peraltro ha concesso all’Atletico il lusso di non preoccuparsi di avere il pallone tra i piedi, ha rappresentato una fortuna tattica per i colchoneros. Contro il Bayern sarà diverso: la squadra di Guardiola ha forza fisica a sufficienza per competere contro l’Atletico e ha la possibilità di giungere al gol by-passando il calcio palleggiato e facendo arrivare palloni dentro l’area, come accaduto nella rimonta contro il Juventus. Contro il Barcellona Simeone ha potuto concedere l’esterno agli avversari, forte dell’inefficacia di eventuali cross del Barça. Questo è un lusso che però non potrà permettersi contro Guardiola e sicuramente l’Atletico proverà a limitare il gioco degli esterni del Bayern.
Daniele V. Morrone
Come detto da Fabio per l’Atlético ora non vale il discorso del vantaggio fisico, neanche sugli esterni, difficilmente quindi si potrà permettere di controllare le folate di pressing con tanta sicurezza come contro il Barcellona. Credo però che se dovesse giocare Xabi Alonso allora l’Atlético proverà ad indirizzare su di lui una pressione costante per utilizzare il vantaggio fisico nei confronti del regista basco e provare su di lui a rubare il pallone più che sui centrali del Bayern. Questa mi sembra l’unica cosa che Simeone potrebbe rivedere in allenamento rispetto ad un sistema che credo si incastri già perfettamente con quello offensivo del Bayern.
Flavio Fusi
Credo che Simeone dovrà adattare il pressing a seconda di come si sistemerà il Bayern in fase di costruzione, perché i primi venti minuti della gara, in cui l’Atlético è solito aggredire alto la squadra avversaria, potrebbero avere un ruolo decisivo nella qualificazione. Contro una difesa a tre, o comunque con Alonso stabilmente nel cuore della difesa ad inizio azione, l’Atlético dovrà almeno in parte riorganizzare i propri meccanismi, perché i due attaccanti (o il solo attaccante in caso di 4-5-1) non saranno in parità numerica contro i difensori avversari. In questo caso, nel tentativo di isolare su un lato il difensore con la palla, dovranno partecipare più attivamente anche gli esterni e le mezzali.
Emiliano Battazzi
Secondo me Simeone più si difende in avanti e più ha chances di farcela: questo Bayern non va mai portato nella propria trequarti con costanza, perché inizia a trovare soluzioni, come un computer che inizia a decrittare codici. Come già sottolineato da Flavio, il punto nevralgico sta nell’inizio azione dei tedeschi: Simeone riuscirà ad attaccarlo bene? Sennò in bocca al lupo con la difesa posizionale, contro una squadra che sa attaccare in ampiezza, in profondità e pure sul gioco aereo.
Daniele Manusia
Ci sono anche i falli strategici, l’Atletico è fenomenale anche in questo e se come stiamo dicendo dovrebbe provare a difendere in alto allora potrebbe diventare fondamentale distribuirli bene nei duelli individuali persi. Il fatto è che al Bayern a volte è difficile persino fare fallo.
5. Pensate ci saranno sorprese nelle formazioni o nelle strategie?
Fabio Barcellona
Per prevedere le mosse di Guardiola non basterebbe una sfera di cristallo. Credo però che il Bayern non rinuncerà, come fatto nel ritorno di Lisbona contro il Benfica, a Robert Lewandoski: contro la difesa dell’Atlético Madrid la presenza contemporanea in area di rigore del centravanti polacco e di Thomas Muller può fornire la forza fisica necessaria ad evitare che i difensori di Simeone prevalgano fisicamente. Per quel che vale,considerando gli schieramenti camaleontici del Pep, si può immaginare per il Bayern uno schieramento a tre dietro in fase di possesso palla per garantirsi superiorità contro le due punte dell’Atletico e provare a tirar fuori qualche uomo della linea mediana di Simeone attraverso la conduzione di palla del centrale di destra o di sinistra. Sull’altra panchina, non mi sorprenderei nel vedere El Cholo rinunciare al 4-4-2 optando per un 4-5-1 per intasare ulteriormente gli spazi e garantire almeno un raddoppio sulle esterne contro le ali del Bayern.
Flavio Fusi
Riguardo a quanto scritto da Fabio sul portare fuori gli uomini della linea mediana, aggiungo che in difesa non vedremo Benatia, ma una coppia o un trio di difensori più abili nel giocare il pallone: invitare il pressing aumenterebbe il grado di concentrazione necessaria, ma i difensori del Bayern hanno la freddezza e la tecnica per giocare stabilmente la palla alle spalle della prima linea di pressione dell’Atlético, probabilmente l’unica situazione in cui trovare spazio nello schieramento del Cholo. Un altro adattamento potrebbe essere quello di mettere Costa e/o Ribéry centrali cercando di vincere i duelli in mezzo al campo con il dribbling e la tecnica allo scopo di aprire una falla nella muraglia davanti all’area di rigore dei colchoneros.
Emiliano Battazzi
Quanto mi piacerebbe andare nella cueva di Guardiola, nella sua casa di Monaco, aprire il Mac e leggere gli appunti sulla partita. Fabio e Flavio vedono due accorgimenti corretti, io mi aspetto di nuovo tre falsi difensori per controllare completamente il gioco; e in attacco addirittura Muller punta centrale per non dare riferimenti, ma dipende sempre dalla forma fisica delle mezzepunte.
6. Quale chiave tattica o tecnica può decidere la partita?
Dario Saltari
Parlerei di una chiave strategica, innanzitutto, che prende corpo in due statistiche un po’ casuali ma che secondo me sono significative. La prima è che l’Atletico non prende gol in casa in Champions League dal 30 settembre del 2015. In tutto il 2016, tra campionato e Coppa del Re, ha subito cinque gol, di cui tre in una sola partita. La seconda è che Guardiola non vince fuori casa nella fase ad eliminazione diretta della Champions League dal febbraio del 2014, quando vinse 0-2 contro l’Arsenal. Da quella data ne ha pareggiate quattro (United, Shakhtar, Juventus e Benfica) e perse tre (Real, Porto e Barcellona). Sono numeri talmente netti che è difficile ignorarli. L’interpretazione che ne do io è che una grossa fetta della sfida si deciderà all’andata, a Madrid, cioè quanto in quella partita l’Atletico riuscirà a prendere vantaggio sul Bayern. È controintuitivo, perché ragione vorrebbe che in una doppia sfida in cui i gol in trasferta valgono di più l’Atletico dovrebbe in primo luogo pensare a non prendere gol all’andata, se non entrasse in gioco una terza statistica. Che dice che il Bayern quest’anno non è riuscito a vincere in casa solo in un’occasione (col Mainz, il 2 marzo).
Fabio Barcellona
Penso che il Bayern segnerà all’Atletico Madrid. La chiave tattica starà nell’altra metà campo. Riuscirà l’Atletico Madrid a far male al Bayern in transizione offensiva? O, cambiando leggermente angolo di visuale, la transizione difensiva del Bayern, non sempre convincente, riuscirà a limitare le ripartenze dell’Atletico? Questo scontro tattico avrà di certo un grosso peso nei destini complessivi del doppio confronto.
Flavio Fusi
Secondo me molto dell’andamento della sfida dipenderà da come Guardiola cercherà di difendersi dagli inevitabili contropiede dell’Atlético. Se porterà molti uomini in avanti affidandosi al gegenpressing per soffocare sul nascere le ripartenze avversarie, rischia di esporre la sua difesa sui palloni lunghi. Se al contrario lascerà uno o più centrocampisti a protezione della difesa, avrà ancora maggiori difficoltà in attacco, perché come ho scritto sopra, quando attacchi l’Atlético sei già matematicamente in inferiorità numerica anche lasciando solo il portiere nella tua metà-campo.
Emiliano Battazzi
La sfida è tra chi gioca meglio con il pallone (ok, forse dopo il Barça) e chi gioca meglio senza pallone, nel Mondo: insomma, l’eterna sfida tra controllo del pallone vs controllo dello spazio. Eppure per vincere potrebbe essere necessario contaminarsi, essere davvero bravi in tutte le fasi del gioco: anche se sarebbe davvero strano vedere l’Atleti che domina il possesso sulla trequarti.
7. Chi ha più pressione, Simeone o Guardiola?
Alfredo Giacobbe
Guardiola, per quanto può esserlo un allenatore che, nelle edizioni in cui ha partecipato, è sempre arrivato almeno alle semifinali di Champions League. Simeone invece, per via della sudditanza domestica, quanto meno sul piano economico, di Barcellona e Real Madrid, gode delle simpatie riservate all’Eroe in Viaggio. Quando in realtà l’Atletico è formato da giocatori dal sicuro carisma, ma anche dal talento straripante.
Daniele V. Morrone
Quando ha detto che lascerà il Bayern a fina stagione, Guardiola si è consegnato da solo al titolo di allenatore con più pressioni della competizione. Se il risultato di terza semifinale di Champions League in tre anni sarebbe stato già di per sé illustre, portato nel contesto del Bayern Monaco e delle aspettative che circondavano questa stagione, Guardiola ha come unico risultato utile per considerare la stagione un successo il passaggio del turno. Ogni risultato che non sia la finale di Champions League sarà un mezzo fallimento, anche perché non rappresenrà un miglioramento dell’anno precedente. Che pressioni può avere a confronto l’allenatore della squadra meno ricca delle quattro? Una squadra che sta lottando per vincere la seconda Liga in tre anni ed è arrivata in Semifinale dopo aver battuto il Barcellona.
Fabrizio Gabrielli
Ma quindi voi siete così sicuri che Simeone, in cuor suo, non si senta una Spada Di Damocle grossa almeno come un braccio del mono Burgos pendergli sulla testa? Posso essere d’accordo sul fatto che al confronto con Pep le preoccupazioni/aspettative del Cholo siano irrisorie, o minori, ma resto dell’idea che – un po’ come nel discorso che facevo su Pellegrini – anche Simeone si senta intimamente under pressure. Perché deve sempre tornare a dimostrare qualcosa, e per farlo stare ben attento a mantenere una linea coerente, con la sua idea di calcio e – non meno importante – con la figura che vuole far essudare. Non deve essere facile, per il massimo esponente del cholismo, convivere con il rischio che tutta questa tenacia possa non essere servita a niente, neppure quest’anno.
8. Quali giocatori possono risultare decisivi?
Alfredo Giacobbe
Sarebbe facile nominare Griezmann o Koke, rispettivamente il calciatore più in forma di questo Atletico e quello più forte, la sua vera anima. Invece penso che un ruolo determinante possa ricoprirlo Saúl Ñíguez, nell’estenuante lavoro di raccordo tra centrocampo e attacco in caso di ripartenza veloce. In casa Bayern, saranno fondamentali le ali per fare breccia nel castello difensivo madrileno.
Emanuele Atturo
L’Atlético è una squadra che ama, in certi contesti, difendersi bassa e in zona centrale, il Bayern invece ama schiacciare l’avversario e avvolgerlo sulle fasce. Credo che assisteremo di nuovo a un grande scontro estetico tra attacco e difesa e allora sono d’accordo con Alfredo sull’importanza degli esterni del Bayern. Douglas Costa in particolare è un giocatore che per caratteristiche tecniche e ossessività mentale – la sua instancabilità nel tentativo di offendere la linea avversaria – potrà risultare determinante per trasformarsi nel “cavallo di troia” dei bavaresi.
Dario Saltari
Il giocatore più decisivo nell’equilibrio generale della sfida, in senso negativo perché almeno all’andata non ci sarà, è Diego Godin. Si parla sempre troppo poco, secondo me, di quanto il sistema difensivo di Simeone si basi anche sul controllo mentale della partita, ovvero sulla concentrazione dei propri giocatori in tutte quelle mansioni complesse e faticose che una buona difesa richiede: marcare, scalare, seguire l’uomo di riferimento, pressare con i tempi giusti, coprire i compagni, e così via. In questo ambito, Godin non è solo il migliore della propria squadra, è il migliore al mondo. Il suo giovane sostituto, Gimenez, è un giocatore ancora istintivo che a volte sbaglia i tempi di uscita e che non fa certo della razionalità nelle scelte il suo punto di forza. E contro una squadra come il Bayern Monaco, che fa della pressione offensiva continuata il cardine del suo gioco, la sua presenza al posto di Godin è una crepa non indifferente nel sistema difensivo dell’Atletico.
Emiliano Battazzi
Sono d’accordo. Godìn è l’estensione di Simeone in campo: il Bayern non deve lasciarsi sfuggire la possibilità di colpire duro al Calderon.
9. Quale sarebbe il messaggio per il calcio nel caso di una vittoria dell’Atletico?
Fabio Barcellona
Il calcio è uno sport di situazione: la strategia e la tattica in un contesto “open skill” contano tantissimo. Immaginare un’unica possibile strategia di successo sarebbe come ricondurre il calcio a uno sport meno complesso di quello che in realtà è, togliendogli parte della sua bellezza. Le considerazioni estetiche rimangono parecchio soggettive, ma la vittoria dell’Atletico ricorderebbe, se ce ne fosse bisogno, che c’è spazio per idee vecchie e nuove, per filosofie calcistiche differenti e che, limitandoci all’ambito tattico, la chiave della vittoria sta nella coerenza interna delle proprie strategie e nella capacità di metterle in campo. E preciso che nel concetto di strategia non rientra invitare un raccattapalle a mettere un pallone di troppo in campo per fermare un contropiede avversario.
Dario Saltari
Secondo me esaltiamo un po’ troppo la carica mitica dell’Atletico Madrid, come rivincita dentro e fuori dal campo di un calcio pre-moderno, e questo è sempre causa di quella strategia comunicativa del Cholo di cui parlavo prima. Fabio ha parlato di ciò che pertiene al campo, io parlerò del resto. L’Atletico rimane una delle squadre più ricche al mondo (è 15esima secondo il rapporto Deloitte, poco sotto al Milan) con una situazione finanziaria poco chiara e rapporti commerciali con soggetti poco raccomandabili. Insomma se cerchiamo il soddisfacimento del nostro bisogno di romanticismo non è a Madrid che dovremmo guardare. L’Atletico sicuramente rappresenta la vittoria della programmazione e delle giuste scelte in ambito tecnico e tattico ma rimaniamo sempre nell’ambito del calcio contemporaneo, con tutti i difetti che conosciamo.
Daniele Manusia
Ha ragione Dario, ma l’altro lato della medaglia è che secondo alcuni quello dell’Atletico sia un volgare “catenaccio”. Dobbiamo uscire dalle dicotomie sempliciste di questo tipo: l’organizzazione difensiva dell’Atletico vale quanto quella offensiva delle migliori squadre al mondo (anche le transizioni non sono lasciate al caso come invece lo erano, ad esempio, quelle del Chelsea di Mourinho che Simeone ha eliminato due anni fa). E questo mi sembra un bel messaggio. Chi vuole semplificare non è in grado di apprezzare questo Atletico, e chi vuole apprezzare questo Atletico è costretto a ragionare fuori da alcuni degli schemi preconcetti che ingabbiano la critica sportiva italiana. In questo senso, se Guardiola è troppo avanzato, Simeone rappresenta una complessità che distrugge qualsiasi luogo comune.
10. Che ricordo lascia Guardiola in Germania, in caso di sconfitta o di vittoria?
Alfredo Giacobbe
Credo che la Bundesliga abbia cambiato Guardiola più di quanto Guardiola abbia cambiato la Bundesliga. Nessuno di noi avrebbe immaginato uno sviluppo simile tre anni fa: la squadra di Pep ha un gioco non più basato sulla creazione della superiorità attraverso il possesso, ma sulla creazione del maggior numero di chances dalla posizione migliore possibile (¿Pep, te gustan los goles previstos?). Vi invito a rivedere con occhi nuovi l’amichevole del 24 luglio 2013 tra Bayern e Barcellona, con Guardiola che aveva cambiato panchina da pochi giorni, per capire l’evoluzione che ha fatto la squadra bavarese in questi tre anni. È anche difficile dire se Guardiola abbia fatto proseliti nel campionato: Tuchel apprezzava Guardiola già da prima del suo arrivo in Germania, ma sembra che stia battendo il proprio, personalissimo sentiero tattico; Schmidt, se possibile, ha esacerbato ancor di più gli aspetti aggressivi della sua idea di gioco; le nuove leve tedesche della panchina (da Hasenhüttl dell’Ingolstadt a Nagelsmann del Hoffenheim) sembrano tutti adepti del pressing alto a tutti i costi, preferendo la distruzione del gioco avversario alla costruzione del proprio gioco.
Emanuele Atturo
Guardiola è estremamente metodico. In Herr Pep, il libro dedicato al suo primo anno al Bayern, Perarnau ha scritto che Guardiola aveva già ben definita nella sua testa l’evoluzione che il Bayern avrebbe dovuto compiere nel giro di tre anni. Nonostante immagino che i cambi di programma, i salti in avanti e i ritorno all’indietro, siano stati molteplici, mi piace pensare che questa versione del Bayern sia molto vicina a quella che Guardiola aveva in testa. Credo che la sua idea, fin dall’inizio, fosse quella di ibridare il gioco di posizione di scuola catalana con lo stile offensivo “a folate” del Bayern Monaco. In questo senso non credo si possa fare meglio del Bayern quest’anno. Non so se questo merito, quello di aver in un certo senso creato uno “stile Bayern”, come gli era stato richiesta da Hoenees e Sammer all’inizio della sua esperienza, gli verrà riconosciuto anche in mancanza di risultati. Ma sarebbe profondamente ingiusto.
Ok facciamo i seri
1.Che finale vorreste vedere?
Alfredo Giacobbe
Vorrei godermi una finale tra Manchester City e Bayern Monaco: un blend guardiolesco di passato, presente e futuro; senza dimenticare che sarebbe un giusto premio da conferire a Pellegrini, che in carriera è arrivato a giocarsi una semi col Villareal e un quarto con il Malaga. Non è mai gradevole per i favoriti assoluti di inizio manifestazione incontrare in una partita secca gli underdog assoluti del torneo. E in uno scontro tra tedeschi e inglesi l’esito non puoi mai dirsi scontato.
Emanuele Atturo
Il fascino del mindfuck guardiolesco evocato da Alfredo è irresistibile. Però vorrei vedere Cristiano Ronaldo in finale, perché a volte dovremmo rispettare più profondamente la sua ossessione per la vittoria. Il modo in cui ha trascinato la sua squadra a questa semifinale, l’invasamento vissuto nel ritorno contro il Wolfsburg, è a tratti inquietanti, ma anche davvero ammirevole e complesso. È l’affermazione più disturbante di quanto un singolo giocatore possa rompere l’economia di un gioco collettivo. Siccome la Champions è anche un apparato di grandi narrazioni individuali vorrei vedere Cristiano in finale contro Guardiola, perché per certi versi lui – più che l’Atlético Madrid, o Mourinho – col suo egoismo, la sua ossessione a primeggiare, la sua volontà di potenza, rappresenta l’autentica nemesi della visione di calcio guardiolesca.
Dario Saltari
Penso che le due finali dalla carica narrativa maggiore siano City-Bayern, già evocata da Alfredo, e Atletico-Real. Tra le due scelgo la seconda perché non c’è niente di emotivamente comparabile ad un derby di rivincita in finale di Champions League, qualcosa che a numero di infarti provocati supererebbe secondo me anche l’eventuale impresa del Leicester. Pensate ai risvolti che potrebbe avere una partita del genere. Potrebbe rappresentare l’apice dell’epica cholista, del rialzarsi sempre e comunque, del duro lavoro ripagato con la ricompensa più dolce. Ma potrebbe anche assurgere a metafora dell’immutabilità della storia, della tragedia dell’uomo schiacciato dagli ingranaggi di un destino più grande di lui. In tutti e due casi c’è abbastanza materiale per scrivere due trilogie per il cinema, una serie TV da venti stagioni e una decina di romanzi.
Daniele V. Morrone
La mia finale preferita sarebbe dovuta essere Atlético-Bayern. Quindi la prendo come una finale morale di 180 minuti. Chiunque vinca poi si giocherà quella per le statistiche contro il Real Madrid. Magra consolazione lo so.
Fabrizio Gabrielli
Sarebbe molto divertente se poi a Milano finissero a giocarsi la finale il City e l’Atlético. Niente fantasmi del futuro che vengono a rovinarti il presente, nessuno spiraglio per il revanscismo stracittadino, la sconfitta definitiva del valore probante del blasone. Una finale che, per come verrebbe a generarsi, sarebbe eloquentissima di cosa sia la Champions League. E, allo stesso tempo, l’esatta smentita. Pensateci, sarebbe la finale anti-epica par excellance.
Flavio Fusi
In finale volevo vedere Simeone contro Guardiola e penso che questi siano i peggiori sorteggi possibili delle quattro combinazioni disponibili. È anche vero che sono tre stagioni che voglio vedere l’Atletico giocare contro il Bayern, quindi, come Daniele, mi consolerò con queste due gare. A questo punto spero in un altro derby di Madrid, sperando che stavolta il fischio finale giunga prima di quel maledetto 93.esimo minuto e trionfi il Cholismo.
Emiliano Battazzi
A questo punto, visto come siamo messi, con il City che rischia di vincere la coppa alla fine di una stagione pessima, meglio la finale del blasone: Bayern Monaco vs Real Madrid, e vediamo se la BBC è davvero più forte del bene e del male.
2. Chi vince?
Alfredo Giacobbe
Chi passa tra Atletico e Bayern porta a casa la Coppa.
Dario Saltari
È da un po’ di tempo che porto avanti la teoria della “maledizione Guardiola”, che più che una teoria è una gufata sadica che ha l’unico fine di aggiungere ulteriore fascino mistico al personaggio. La maledizione Guardiola si sostanzia nella vittoria della Champions League da parte della sua nuova squadra l’anno prima del suo arrivo (come successe al Bayern Monaco nel 2013). Quindi dico City vincente in finale con l’Atletico.
Federico Aquè
Finale Bayern Monaco-Real Madrid e vince il Bayern.
Emanuele Atturo
BAYERN!
Fabrizio Gabrielli
Bayern, battendo in finale il Real.
Fabio Barcellona
Guardiola vs Pellegrini. Vince Guardiola facile.
Flavio Fusi
Un altro derby di Madrid in finale con l’Atlético che si prende la rivincita.
Emiliano Battazzi
Vince il Real contro il Bayern: la stampa spagnola si esalta, Zidane diventa il nuovo Guardiola, poi l’anno successivo si fa eliminare agli ottavi, Florentino si arrabbia ed esonera Zizou,che decide di ritirarsi a vita privata. Tutto già scritto dai.