Guida al college basket 2016/17
Squadre ambiziose, freshman talentuosi e giocatori di culto per prepararsi alla stagione NCAA.
Squadre ambiziose, freshman talentuosi e giocatori di culto per prepararsi alla stagione NCAA.
Neri
La classe freshman di quest’anno è pazzesca per profondità e livello di talento a disposizione: non è un caso gran parte di questi giocatori avrà un ruolo centrale all’interno della propria squadra e della riuscita della stagione di essa. A Kansas invece Josh Jackson non sarà il perno su cui ruotano tutte le speranze della squadra – così come non lo sono stati negli anni passati pari-ruolo come Wayne Selden, Kelly Oubre e neppure Andrew Wiggins – ma cercherà di non farsi sotterrare a livello mediatico così come successo ai suoi predecessori, mai inseriti completamente nel gioco di Bill Self, tanto bravo a creare una vera e propria dinastia nella Big12, quanto limitato nell’inserire esterni di alto lignaggio nel suo credo. La capacità di Jackson di attaccare gli spazi sia con palla che soprattutto senza, aiutato da un esplosività élite e misure perfette per un 3 moderno, potrebbe essere il giusto compromesso per far scattare l’amore con il coach dei Jayhawks. Quantomeno in campo, visto che fuori dal rettangolo di gioco il ragazzo sembra poter conquistare chiunque con la sua personalità ed intelligenza.
Se Markelle Fultz di Washington è il principale candidato alla scelta n°1, il prodotto di Detroit sembra essere la più valida delle alternative. Tra i potenziali riser invece non perdete di vista OG Anunoby di Indiana: ala di 2.05 con apertura alare mostruosa (duecentotrentacentimetri!) e naturale predisposizione per la difesa, in costante miglioramento nella produzione offensiva. Parte forse qualche scalino dietro ad altri prospetti più pubblicizzati, ma non mi stupirei se nella notte del Draft venisse scelto a ridosso dei migliori.
Qui OG Anunoby usa lo wingspan per entrare negli incubi di Frank Mason III
Beltrama
Poco da aggiungere a quanto detto da Lorenzo. Se la classe di freshmen è mostruosa – come del resto succede ormai ogni stagione da sette-otto anni a questa parte – non dimentichiamoci però dei giocatori più esperti. Quelli che vengono guardati con sospetto perché hanno la colpa di avere già compiuto i vent’anni, e che pure, una volta messi in condizione di giocare, fanno bene anche al piano di sopra. Menzione particolare per Josh Hart, anima della Villanova campione e guardia con una rara versatilità, sia offensiva che difensiva. Fa canestro, va in post basso, passa bene la palla, aiuta a rimbalzo. Fa tutto quello che Jimmy Butler faceva al college, per citare un altro esempio di giocatore che è restato al college per più di un anno. Diventerà più forte? Probabilmente no, ma ha tutto per potersi inserire bene. Altri due esempi sono Dillon Brooks, ala di Oregon ora infortunata, e Melo Trimble, uno dei migliori passatori. Un finale di stagione in calando ne ha oscurato le gesta lo scorso anno, ma rimane uno dei migliori giocatori quando si tratta di creare dal palleggio.
Bottini
La classe dei Freshman quest’anno è davvero strepitosa, sia per talento che per profondità. Tutti questi lustrini rischiano però di far passare inosservati giocatori al secondo anno che sono sull’orlo della detonazione. Ho scelto quindi cinque sophomore di profilo più basso rispetto a OG, ma che prima o poi vi faranno cadere on both knees. Donovan Mitchell (Louisville) è il classico pretoriano di Pitino, tutto intensità e abnegazione ma con in dotazione un pacchetto di capacità atletiche non comuni. Lui e il compagno Deng Adel sono dei potenziali crack se pescati nel secondo giro. Dwayne Bacon (Florida St.) doveva uscire dopo il primo anno, ma una voce dal cielo lo ha portato a riconsiderare l’importanza del college e restare un anno in più sui libri. Esterno fisico, con punti nelle mani, è un T-Max con le ruote chiodate che entra nel pitturato come un cowboy entra in un saloon facendo mulinare le porte a vento.
Se davvero gli X-Men di Chris Mack vogliono insediare la leadership di Villanova nella Big East devono sperare che Edmond Sumner diventi quel fiore esotico che il bocciolo lascia intravvedere. Playmaker filiforme, a metà tra Shaun Livingston e una mantide religiosa, può rappresentare l’epitome del late bloomer. Allo stesso modo da seguire come Kerwin Roach (Texas) si inserirà nella press di Shaka Smart con i suoi fenomenali mezzi fisici. La sua lunghezza e mobilità sembrano disegnate per soffocare le iniziative avversarie e far innamorare gli scout sempre alla ricerca di talenti così naturali. Per concludere lente d’ingrandimento puntata sui campioni in carica e sulla seconda stagione di Mikal Bridges, un altro pterodattilo che sembra esser nato con le stigmate del 3&D. Se dovesse confermare le qualità difensive viste l’anno passato e aggiungere una maggiore creatività offensiva, una chiamata nel primo giro potrebbe rivelarsi una scommessa vincente.
Neri
Cerchiamo di andare spulciare anche l’universo delle mid-major. Se state cercando una macchina da canestro, un giocatore di farvi saltare dalla sedia come Doug McDermott e Jimmer Fredette hanno fatto negli anni passati, allora Alec Peters di Valparaiso è la scelta che fa per voi. Il suo stile ricorda molto quello di Dougie McBuckets: un 4 tiratore dotato anche di grande tecnica individuale e intelligenza tattica, abile a sfruttare i mismatch in post e sul perimetro, capace di far male in tutte le zone del campo, la scorsa stagione ha chiuso con 18.4 punti (con 61% di eFG!) e 8.4 rimbalzi. Dopo aver testato le acque del Draft in giugno senza ottenere risposte soddisfacenti, è tornato ai Crusaders con la volontà di aiutare la squadra a raggiungere il Torneo dopo averlo perso di un soffio nel marzo scorso e coach Bryce Drew ha tra i migliori set offensivi dello Stato. Per lui si prospetta una stagione da vero protagonista. Dietro di lui occhi alle prestazioni dei piccoli Jack Gibbs di Davidson (23.5 punti lo scorso anno) e Justin Robinson di Monmouth (23.4) di cui è sempre giusto ricordarne l’epicità della panchina.
Beltrama
Aggiungerei Przemek Karnowski, centro polacco di Gonzaga. Un infortunio all’inizio dello scorsa stagione gli ha permesso di conservare un anno di eleggibilità – una manna dal cielo per gli Zags, per il nostro amico Rick Fois, e per noi appassionati del bel gioco. Che potremo così goderci le incredibili abilità di passatore di un giocatore dalla stazza enorme, dall’andatura goffa, e dall’intelligenza cestistica smisurata. Ha mani dolci, tempi di reazione velocissimi, e un’espressione in volto che cattura all’istante qualsiasi telespettatore distratto. Un centro di quelli con cui vorremmo sempre giocare al campetto, e che sarà fondamentale nel sistema offensivo di Gonzaga.
Qui un po’ di highlights, direttamente dal suo anno il Polonia prima di volare a Spokane. Come vedete, metà sono assist.
La cosa più importante da dire, prima di congedarci, è che i giocatori di culto non si seguono: si scoprono. Per questo, non fatevi mai sfuggire l’occasione di vedere spezzoni di partite, dal vivo o in streaming, qualunque sia la conference o la posta in gioco. Perché nelle pieghe di squadre sommerse, palestre semi deserte e ferri scheggiati, ci sarà sempre qualche atleta che colpirà il nostro immaginario. Permettendoci di improvvisarci saccenti esperti nella prima settimana di marzo, quando i tornei delle conference spediranno questi personaggi alla ribalta. Se non fosse chiaro, è la strategia che adottiamo anche noi da quando ci siamo ritrovati a seguire questo bizzarro mondo.
Bottini
Qui mi si nomina Jimmer e non il suo emulo a BYU? Nick Emery è un realizzatore implacabile che metterà a ferro e fuoco lo Utah durante sua stagione da sophomore dopo aver chiuso la prima a più di 16 punti di media. Tiratore, bianco, competitivo spesso e volentieri oltre i limiti del sano agonismo: i tifosi a Salt Lake sono pronti ad un dejavù. Sempre per la rubrica “la rivincita dei cloni” a Saint Mary lo spirito di Dellavedova si è incarnato nel corpo di un altro giovane australiano che guida i Gaels in punti e assist. Emmet Naar ha il compito di riportare l’ateneo più aussie della costa Ovest alla Big Dance sfuggita in extremis lo scorso anno. Lo spirito di Steve Francis invece vaga per la North Carolina: per capire se Dennis Smith è tornato lo spacca-partite che era prima dell’infortunio ed è un nome da inserire tra quelli da pescare in Lottery, le partite del Wolfpack di N.C. State meritano qualche ora del vostro sonno. Anche perché potrebbe anche apparire un Omar Yurtseven selvatico. Infine lo spirito dei playground newyorkesi vive e prospera nella figura extrasmall di Marcus LoVett, ball-handler tascabile che vi farà sbucciare le ginocchia anche solo vedendolo in streaming dal vostro divano.
La redazione basket è composta da gente molto alacre che vorrebbe giocare a basket ma che purtroppo sarebbe troppo bassa anche per il campionato filippino. Almeno due membri della redazione basket sono convinti che il film A Beautiful Mind parli di loro.
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Storia di un fenomeno che trascende i limiti del basket collegiale.
Siamo stati al Madison Square Garden per assistere a una delle più grandi prestazioni nella storia del torneo NCAA.