Zlatan Ibrahimovic sembra prossimo a passare ai Los Angeles Galaxy, anche se sono tantissime le squadre che stanno provando a convincerle a sposare il loro progetto come un atto d’amore incondizionato. Dal Lecce all’Hertha Berlino, fino allo Zenit San Pietroburgo, che ha addirittura pubblicato una foto di Ibra con la maglia del club. Noi ci siamo divertiti a immaginare 9 ulteriori destinazioni che potrebbero accrescere il mito di uno dei giocatori che più amiamo.
Ibra alla Roma
di Emiliano Battazzi
“La Roma non ha un cartello su cui è scritto si vende, ha un cartello in cui c‘è scritto si vince”: quando aveva pronunciato queste parole, nella conferenza stampa di presentazione di inizio maggio, Monchi già sapeva tutto. Sapeva che la Roma non avrebbe rinnovato il contratto a Totti, e che sarebbe servito un campione per colmare quel vuoto di carisma, e addirittura per indossare subito la numero 10 lasciata dal Capitano. Monchi soprattutto sapeva che il destino gli aveva appena trovato una soluzione: il giorno prima di quella presentazione, Ibrahimovic era stato operato a Pittsburgh ai legamenti del ginocchio destro, e il Manchester United aveva già avvertito Raiola che non ci sarebbe stato alcun rinnovo di contratto. Re Zlatan al 30 giugno era diventato un parametro zero.
Dopo un burrascoso mese di calciomercato, in cui la Roma era stata costretta a vendere Salah e Paredes per esigenze di bilancio, a inizio luglio un’altra notizia tremenda per i tifosi giallorossi: Totti rifiuta il contratto da dirigente per accettare l’offerta di Zeman e diventare il capitano dei biancazzurri del Pescara, in una citazione in chiave contemporanea di Attilio Ferraris IV (che per dispetto passò alla Lazio). Il giorno dopo, un famoso quotidiano sportivo pubblica la foto a tutta pagina della dirigenza della Roma con la scritta “Indegni”, corredata da un editoriale di tale Max Thriller dal titolo “Monchi vattene”.
A quel punto, Monchi decide di accelerare una trattativa che durava da quasi due mesi con Mino Raiola, e si presenta a Miami, dove Zlatan sta proseguendo la riabilitazione: per convincerlo, il Ds spagnolo offre un ricco biennale, la maglia numero 10 e addirittura l’acquisto del Prof. Mariani e del suo staff, che dopo aver operato praticamente metà della rosa diventa finalmente un tesserato della Roma, ma a totale disposizione di Ibra.
Quando la Roma annuncia con un tweet l’arrivo di Ibra a Fiumicino si scatena il finimondo. A Fiumicino si riversano migliaia di persone (la Questura poi dirà addirittura 10mila), e per questioni di sicurezza il jet privato della coppia Ibra-Raiola viene fatto atterrare addirittura all’aeroporto militare di Pratica di Mare, dopo consulto con il Ministero della Difesa.
Con un elicottero, nottetempo Ibra viene condotto in località segreta della Capitale, si vocifera addirittura in una caserma.
Il mattino seguente, la Roma annuncia la presentazione di Ibra al Colosseo alle 20.45, trasmessa in diretta in tutti i paesi del mondo: con un complesso sistema di cavi e teli che ricorda il velarium della flotta di Misano, Ibra viene calato dall’alto con un fascio di luce ad avvolgerlo, mentre intorno è tutto spento, con in sottofondo EVERYTHING NOW degli Arcade Fire. Una volta “atterrato”, Ibra mostra la sua nuova maglia, la numero 10 con una novità assoluta: sopra il numero non c’è scritto Ibrahimovic ma Zlatan Augusto. Ad Angelo Mangiante che lo intervista, Ibra risponde: “qui finora si è parlato sempre di re, ma con me la storia cambia: Roma è pronta ad accogliere il suo nuovo imperatore”.
Nei giorni successivi le radio romane raggiungono il picco di ascolti, con molti speaker che accusano Ibra di essere “un bollito, ormai zoppo e che non ha mai vinto niente di rilevante in Europa a parte un portaombrelli”.
Mentre i giallorossi allenati da Di Francesco si avviano alla prima partita del nuovo campionato, Ibra compra un complesso di ville all’Aventino e le trasforma in unica gigante mansion provvista di centro sportivo. Da lì prosegue la sua riabilitazione, senza mai farsi vedere a Trigoria.
Foto tratta da Un anno di Ibra.
Dopo tre sconfitte consecutive nelle prime tre partite, la panchina di Eusebio Di Francesco sembra già a rischio, e i giornali cominciano ad accusare il “fantasma Ibra”. Lo svedese risponde pubblicando una foto su Instagram: in tunica e con il capo cinto da una corona di alloro, su un trono, Ibra mostra il pollice verso l’alto. La didascalia recita:”Zlatan Augusto ha deciso, Di Francesco non si muove”.
Da quel momento la Roma inizia una striscia di risultati positivi che dura fino a novembre, quando Ibra è finalmente pronto a esordire. Si presenta a Trigoria per i primi allenamenti con il gruppo, ma Di Francesco lo inserisce nella squadra riserve. Colto dall’ira, Ibra viene alle mani con Strootman, che ha la peggio.
La partita successiva di campionato è a Torino contro la Juventus, prima in classifica con due punti di vantaggio. In conferenza stampa, di Francesco dice che Dzeko per lui è il titolare, perché ha capito bene i movimenti del suo 4-3-3 mentre Ibra si deve ancora abituare. A 10 minuti dalla fine, mentre si è sull’1-1, tocca a Ibra: a bordo campo Di Francesco gli fa vedere degli schemi su un foglio ma Zlatan spinge il suo allenatore per terra. È il 90esimo quando, a seguito di un calcio d’angolo, Ibra segna con un incredibile colpo di tacco a Buffon, remake dell’Europeo 2004. La Roma vince e va in testa al campionato, fino a diventare campione d’inverno. Durante un Angelus, anche Papa Francesco cita Ibrahimovic come esempio di perseveranza: nel frattempo la Roma rimane prima in classifica, ma con un solo punto di vantaggio sulla Juve, fino all’ultima giornata di campionato, a San Siro contro l’Inter. La partita è durissima, Spalletti dice ai raccattapalle di perdere tempo e finisce per litigare con Zlatan. A 30 secondi dalla fine, la Roma segna con un tiro da 40 metri di Ibra, un gol impossibile, che il numero 10 giallorosso festeggia mostrando la maglia a Spalletti. In tribuna Sabatini fuma contemporaneamente 5 sigarette, la Roma vince lo scudetto e al ritorno è di nuovo costretta ad atterrare a Pratica di Mare e a dormire una notte in caserma. è li che una moltitudine di dirigenti e impiegati comunali riesce ad arrivare, per consegnare ad Ibra timbri, codici e carta intestata del Comune di Roma. Il giorno dopo, Ibra pubblica un’ordinanza sul suo profilo Instagram, in cui si dichiara ufficialmente destituita la sindaca Raggi e proclama se stesso come unico reggente dell’amministrazione cittadina. Inoltre, indice 100 giorni di festa, avviando così la nuova Estate Romana: 100 giorni consecutivi di concerti al Circo Massimo, con apertura del Boss Springsteen. La sera stessa, una lettiga issata da centurioni attraversa ali di folla e viene portata fino al Campidoglio, dove solerti impiegati comunali hanno già provveduto a portare via tutto il materiale della precedente sindaca. Alle ore 21 Zlatan Augusto si affaccia dal balcone con la miglior vista del mondo, quella sui Fori Imperiali, e annuncia ai tifosi in festa che la squadra devolverà l’intero premio scudetto per il rifacimento del manto stradale in vari quartieri, e soprattutto che non dovrà più essere considerato calciatore ma divinità. Divo Zlatan Augusto.