Donnarumma al Manchester UTD
di Federico Aquè
Primo indizio: esiste un rapporto consolidato tra il Manchester United e Mino Raiola, che ha portato allo United i suoi giocatori più forti, Paul Pogba e Zlatan Ibrahimovic, oltre che Henrikh Mkhitaryan e Sergio Romero. Secondo indizio: il Real Madrid spera ancora di comprare David de Gea, che potrebbe essere coinvolto in un giro di scambi assurdo, obbligando il Manchester United a trovarsi un nuovo portiere titolare. Terzo indizio, il più complottistico: fermato in aeroporto meno di un mese fa, Donnarumma ha risposto «vado a Manchester» alle persone che gli chiedevano dove fosse diretto. Era davvero una battuta per nascondere un viaggio a Disneyland con la fidanzata o la verità usata per tenere nell’ombra la trattativa con lo United, sapendo che nessuno lo avrebbe preso sul serio?
Anche chi non ha mai letto un libro di Agatha Christie sa che tre indizi fanno una prova: Donnarumma al Manchester United non è solo probabile, ma anche logico.
Per lo United sostituire de Gea con Donnarumma non rappresenterebbe un miglioramento sensibile, né nell’immediato né in prospettiva. Lo spagnolo è già adesso uno dei migliori portieri al mondo ed è abbastanza giovane (ha 26 anni) per pensare che possa esserlo anche tra 5 anni. Poi c’è il rapporto quanto meno ambiguo di José Mourinho con i giovani talenti, la cui valorizzazione richiede tempo ed è in contrasto con l’ossessione per i titoli vinti.
Sarebbe insomma la situazione ideale per confermare l’eccezionalità di Donnarumma, la sfida perfetta per portare la propria carriera su un altro livello: abbastanza difficile per accrescerne lo status – sostituire de Gea metterebbe in crisi portieri ben più esperti di Donnarumma, che per quanto sia unico resta pur sempre un ragazzo di 18 anni alla prima esperienza fuori dall’ambiente che lo ha lanciato e protetto –, ma meno drastica rispetto, ad esempio, al Real Madrid – per quanto sia ricco e ambizioso lo United è una squadra in ricostruzione che punta a tornare ai vertici del calcio inglese ed europeo.
Anche a livello tecnico è difficile pensare a una squadra migliore per Donnarumma. Mourinho non avrebbe grandi pretese per il suo gioco con i piedi – l’aspetto in cui il portiere del Milan ha i margini di miglioramento più ampi –, ma gli chiederebbe semplicemente di prendere le misure a Fellaini e farne l’obiettivo dei suoi lanci lunghi. Il cambiamento più grande riguarderebbe probabilmente la frequenza degli interventi: nell’ultima Serie A Donnarumma ha compiuto più parate di tutti, allo United si ritroverebbe in una squadra che punta innanzitutto a sabotare gli avversari e a impedire loro di avvicinarsi all’area di rigore. L’alto numero di parate ha permesso a Donnarumma non solo di nascondere gli errori, ma anche di costruirsi l’immagine di giovane fenomeno che rimedia ai limiti del Milan. Allo United Donnarumma dovrebbe invece trasformarsi nel “portiere da grande squadra”, capace di indirizzare una partita con uno o due interventi.
Anche per questo lo United sarebbe razionalmente la scelta ideale per migliorare la propria carriera dal punto di vista economico e sportivo, il miglior compromesso possibile tra ambizione e rischio di “bruciarsi”.