1) La stagione che sta per cominciare rischia di essere un libro con un finale già scritto, con Golden State che vince il terzo titolo in quattro anni?
Daniele V. Morrone: Sì.
Lorenzo Bottini: Don’t judge a book by its cover. Anche se la superiorità di Golden State sulla carta sembra essere schiacciante, questa stagione offrirà una miriade di back stories sulle quali chiudersi in stanza a leggere senza sosta.
Fabrizio Gilardi: Il nome del (serial) killer è noto, ma mancano vittime, armi e moventi, ci sono sicuramente almeno un paio di relazioni sentimentali che si svilupperanno parallelamente alla storia principale e non sappiamo chi siano i poliziotti.
Dario Costa: Diciamo che ad oggi, per come stanno le cose, il colpo di scena in grado di stravolgere un copione già scritto potrebbe arrivare solo dai diretti protagonisti. L’implosione sulla Baia appare tuttavia ipotesi alquanto remota: solo guai fisici davvero pesanti potrebbero deviare il corso della storia.
Francesco Andrianopoli: Questo libro però si chiuderà con un cliffhanger: Golden State dovrebbe veleggiare senza troppi problemi in stagione regolare, ma quando si arriverà ai playoff incontrerà, verosimilmente, un avversario degno del suo rango già al secondo turno: il tabellone dell’Ovest quest’anno sarà selvaggio, e in quel momento potrebbero esserci problemi fisici, cali di forma o comunque circostanze esterne che spariglino le carte.
David Breschi: Le squadre per complicare la strada a Golden State ci sono, ma nessuna ha la combinazione di talento e giocatori chiave nel prime della propria carriera che leggono la stessa pagina dello spartito. Avevano un solo difetto lo scorso anno, la panchina corta; lo hanno risolto in parte con le aggiunte estive di Omri Casspi e Nick Young, e in parte con quello che avevano già in casa (Pat McCaw, dico a te).
Dario Ronzulli: Avrei voglia di dire no, ma onestamente oggi non c’è chi possa fermare l’armata gialloblu. Poi la stagione è lunga, la palla è rotonda, eccetera eccetera: tutto quello che volete. Ma siamo sempre lì: come li marchi per 48 minuti e per sette partite questi qua?
Dario Vismara: Non serve avere un finale sconvolgente per creare un grande libro, anche se certamente aiuta. Se lo svolgimento della trama sarà coinvolgente (e di personaggi che hanno cose da dire ce ne sono a bizzeffe), potremmo accontentarci anche solo di un finale semplicemente solido. Tanto poi ai fuochi d’artificio ci pensa sempre la postfazione formato Draft e mercato dei free agent.
2) Quale nuova combinazione di giocatori (Paul+Harden, Westbrook+George+Anthony, LeBron+Isaiah+Wade, Butler+Towns+Wiggins, Irving+Hayward+Horford) ha le maggiori possibilità di battere Golden State?
Fabrizio G.: Probabilmente i tre di OKC. Le quantificherei nelle scarsissime possibilità che offrano il miglior rendimento individuale e con la miglior amalgama umanamente immaginabili, diviso tre. Perché anche in quel caso gli Warriors vincerebbero la serie due volte su tre. Incoraggiante, no?
Lorenzo B.: Scommettere contro il Re non è mai una scelta consigliabile, specialmente ora che ha riunito tutta la banda per l’ultimo furto con scasso, ma le lancette e i crociati girano in direzione ostinata e contraria. Quindi spero che in qualche modo Oklahoma City sia pronta al decollo almeno per la seconda serie di playoff, quando come minimo si spera che il viaggio di Golden State alle Finals assomiglierà più ad una puntata di Takeshi’s Castle piuttosto che alla Prima Classe di Emirates.
Dario C.: La combinazione di talenti è intrigante per tutti, come per tutti non è da sottovalutare l’adattamento a un contesto tattico stravolto rispetto alla scorsa stagione. Anche in questo senso Golden State si presenta ai nastri di partenza con cinque giri di vantaggio sul resto del gruppo. Per un discorso meramente anagrafico, il trio di Minnesota può nutrire qualche speranza in più sul medio-lungo termine.
Daniele V.: Sono d’accordo con Daryl Morey e la sua idea che per battere gli Warriors bisogna giocare sulla varianza. Dico quindi che Paul+Harden e la pioggia di triple è la combinazione su cui puntare.
Francesco A.: Tutte le pretendenti al titolo dovranno fare qualche modifica al loro stile di gioco per adattare i nuovi arrivi: tra tutti, Chris Paul invece sembra nato per giocare la Moreyball e per alternarsi con Harden in una soffocante ripetizione di penetra-e-scarica l’uno in favore dell’altro.
Dario V.: Manca all’appello San Antonio, a cui è rimasto il dubbio di “cosa sarebbe potuto essere” dopo il +23 di gara-1 dello scorso anno (spoiler: comunque un 4-1 per GSW). Visto che negli ultimi tre anni l’unico a battere Golden State è stato LeBron, rimango convinto che il dollaro vada puntato su di lui — anche se bisognerà capire se la sensazione da “The Last Dance in the Land” sia di beneficio per la squadra oppure no.
3) Quale squadra crollerà inaspettatamente fuori dalla zona playoff?
David B.: Nella bagarre ad Ovest ho paura che il cerino più corti capiti in mano agli Utah Jazz: perdere in un colpo solo i due terminali offensivi di riferimento senza sostituirli ma chiedendo uno sforzo extra a chi è rimasto è onorevole ma non penso basti per tenerli a galla.
Fabrizio G.: Minnesota è ad una scavigliata di Jimmy Butler dal trovarsi invischiata in una lotta con altre tre o quattro squadre che sono più esperte e più abituate alla bagarre di cui sopra. Non è la candidata principale, ma è tutto tranne che al sicuro.
Dario V.: Al di là delle prime quattro, a Ovest tutte le squadre sono a rischio eliminazione, perciò almeno tre tra Denver, Minnesota, Portland, Clippers, Utah, New Orleans e Memphis si ritroveranno a fare i conti con un’estate complicata. A Est, al contrario, il livello è talmente basso che nemmeno una squadra insipida come gli Orlando Magic è del tutto fuori dalla corsa playoff. Se proprio devo dirne una, dei Clippers non mi fido finché non li vedo ragionevolmente sani.
Francesco A.: Portland inizia la stagione tra mille fanfare, nella convinzione che il filotto di vittorie e belle prestazioni iniziato con l’arrivo di Jusuf Nurkic possa automaticamente estendersi anche alla nuova stagione. In realtà non è così scontato, anche perché i Blazers hanno gravi problemi strutturali in termini di spacing e difesa, ai quali nel corso dell’estate non hanno posto rimedio in alcun modo (anzi, hanno ceduto per motivi salariali il loro miglior/unico tiratore perimetrale veramente affidabile, Allen Crabbe).
4) Chi è la “nuova Miami” (la squadra che nessuno si aspettava e invece sorprende)?
Dario C.: Atlanta.
David B.: Mi piace pensare che il cammino intrapreso dai Brooklyn Nets lo scorso anno inizi a dare ai suoi frutti. Probabilmente non basterà per arrivare ai playoff ma la quantità di progetti a roster (Rondae Hollis-Jefferson, Caris LaVert e Jarrett Allen su tutti) è affascinante, i veterani sono solidi giocatori NBA e dopo i disastri di Prokhorov e Billy King, è rispuntato del talento su cui costruire. In un est di basso spessore possono essere una mina vagante.
Lorenzo B.: #PlotoneAtkinson.
Francesco A.: Utah. Perdere due giocatori di altissimo livello come Hill e Hayward (e da ultimo anche Exum) è una mazzata non indifferente, ma l’impianto di squadra è solido e rodato, la difesa costruita su Gobert (e ulteriormente rinforzata da Rubio e Sefolosha) resterà pressoché invalicabile, Donovan Mitchell può avere un impatto à la Malcolm Brogdon e c’è Favors in contract year.
Daniele V.: Non so se è contrario allo spirito della domanda, ma voto Miami come nuova Miami.
Dario V.: Non ci punterei dei soldi, ma mi fa strano pensare Rick Carlisle e Dirk Nowitzki fuori dai playoff per due anni di fila — non senza piazzare i soliti trappoloni in giro per il campo a suon di pick and roll, perlomeno. Certo che la panchina è proprio corta.
5) Philadelphia, Minnesota, Denver e Milwaukee: qual è la squadra migliore per il League Pass?
Dario C.: Philly, ma solo se il League Pass verrà implementato con la possibilità di selezionare i minuti con Embiid in campo, saltando il resto.
Daniele V.: Lo scorso anno la mia squadra da League Pass alla fine è stata Denver, grazie alla combinazione di giovani di talento, una stella in ascesa come Jokic e un basket piacevole da vedere che produceva partite ad alto punteggio. Aggiungerci Paul Millsap non può fare altro che cementificare il primo posto. Se proprio non volete vedervi le partite, almeno guardatevi tutti gli highlights che la coppia Jokic palla in mano e Harris tagliante merita veramente.
David B.: Una lauta parte del mio tempo sul League Pass sarà spesa per vedere la genialità di Nikola Jokic dal post alto. Per il resto sono di parte, ma buttate un occhio sui Miami Heat, quella sporca dozzina di ragazzi che gioca 82/48 con il coltello tra i denti dovrebbe farvi divertire.
Dario R.: Tutte molto interessanti, ma Milwaukee ha Giannis che è in costante crescita e sta grattando solo la superficie del suo prime. Tutta la squadra è al suo servizio perché lui è al servizio dei Bucks: anche per questo “The Greak Freak” garantisce spettacolo ogni partita.
Valido anche per la preseason.
Lorenzo B: #TrustTheLeaguePass. Philly ha almeno due/tre giocatori unici, di quelli che fino a qualche anno fa li potevi vedere solo nei libri per bambini: playmaker alti come querce secolari, giganti buoni che trattano il pallone come una caramella mou, talenti pronti per esplodere che tirano i liberi come se fossero al luna park e un centro vegano totalmente inutile. Sponsored by HinkieLivesMatter.
Dario V.: Menzione d’onore per i Lakers di Lonzo Ball che un click lo strapperanno di sicuro, ma tutti minuti in campo di Joel Embiid avranno il sapore delle cose eteree che potrebbero finire troppo in fretta. Meglio abbeverarsi alla fonte fintanto che si può.