Di chi ci siamo innamorati all’Europeo Under 21
Sette giocatori per una cotta di inizio estate.
Christian Norgaard, 23 anni, centrocampista centrale, Danimarca
di Emanuele Atturo
Il misto di soglia d’età alta e poche squadre partecipanti ha reso questo Europeo Under-21 una sorta di all-star game dei giovani del vecchio continente. Lo squilibrio di esperienza internazionale, e spesso talento, fra le nazionali più prestigiose e le altre è stato troppo vistoso e alla fine ha portato a delle semifinali molto tradizionali (Germania-Inghilterra; Italia-Spagna). In realtà una delle cose migliori dei tornei giovanili è la possibilità di mettere in vetrina giocatori interessanti dimenticati alla periferia dei campionati europei, che nessuno scout è riuscito a scovare o su cui non ha avuto abbastanza fiducia.
La Danimarca è arrivata a questi Europei con buoni presupposti. Nelle qualificazioni ha subito pochissimi gol e perso zero partite, con nove vittorie e un pareggio. Eppure nessun giocatore del suo undici titolare era atteso a una prova di consacrazione. Quasi nessuno di loro gioca nei principali campionati europei e quelli che sembravano i suoi migliori talenti – Kenneth Zohore, Lucas Andersen – sembrano già decaduti. I presupposti migliori, quindi, per scoprire qualche sconosciuto di cui innamorarsi e sognare che la propria squadra del cuore lo compri per due spicci.
Guardando una partita della Danimarca a questi Europei era impossibile non accorgersi della presenza statuaria del suo numero 6 al centro del campo, il vice-capitano, il regista, il cervello pensante: Christian Norgaard. Alto un metro e 85, fisico slanciato ma compatto, Norgaard è innanzitutto un bravo ragazzo. Lo so perché sono andato a guardare il suo profilo Instagram: ci ho trovato lui che va a un college dell’Ivy League, lui che conduce una trasmissione radio, lui che riflette sulla terrazza di un condominio. Quando vuole rinfrescarsi beve delle bibite al cocco e, insieme alla ragazza, forma quella che è senz’altro una delle più belle coppie di Danimarca. Il suo nome suona deliziosamente scandinavo e ha dato il titolo anche a una canzone dei The Vaccines piuttosto simpatica.
Norgaard gioca a calcio nel Brondby, che lo ha comprato due anni fa dall’Amburgo, che lo aveva a sua volta comprato due anni prima dal Lyngby BK (quando si parlava anche di un interessamento del Milan e veniva chiamato “Il nuovo van Bommel”). Ha 23 anni, ottime letture difensive, specie quando può correre in avanti e leggere in anticipo le linee di passaggio, e passa sopra gli avversari come uno spartifolla (qui distrugge Benassi). Non è veloce ma usa bene il corpo per difendere anche correndo all’indietro.
Quando ha fermato Bernardeschi con una facilità umiliante.
Nella Danimarca ha giocato bene in una coppia di centrocampisti ma nel suo club è usato anche come mezzala destra, dove paga però lo scarso dinamismo. La lentezza ne limita un po’ le soluzioni di gioco e Norgaard è costretto a giocare a pochi tocchi facendo valere le geometrie e la precisione del suo calcio, soprattutto nei cambi di gioco, anche col sinistro, di gran lunga il suo pezzo forte. Norgaard fa parte di quella categoria di centrocampisti centrali che provano un piacere quasi sessuale nel cambiare gioco da un lato all’altro del campo. Da destra verso sinistra, da sinistra verso destra. Guardare i suoi cambi di gioco in loop, magari con un Brian Eno ambientale in sottofondo, è un’esperienza rilassante per la stessa logica dei video ASMR.
Bello!
I suoi cambi di gioco sono sofisticati, li fa usando anche l’esterno o di prima per guadagnare un tempo di gioco. Se amate, insomma, i centrocampisti a cui piace avere un controllo da golfisti su palla e spazio Norgaard è il giocatore da seguire per i prossimi anni, a patto che qualcuno sia disposto a metterci quei due soldi che servono per portarlo via dal campionato danese.