1. Conte riuscirà a vincere la Premier League?
Se Guardiola sta realizzando solo ora la dura realtà della Premier League – e sembra non farsene proprio una ragione – il gioco di Conte sembrava già in partenza adatto ai ritmi inglesi. Recuperare il terreno bruciato da Mourinho, cioè la forza mentale del gruppo, la coesione, e trasformare quegli stessi giocatori che un anno fa sembravano finiti in una macchina da 14 vittorie consecutive resta comunque un mezzo miracolo e non tutti avevano fiducia nei suoi mezzi.
Conte viene anche da un Europeo in cui ha raccolto meno di quello che avrebbe meritato, con una rosa che invece ha fatto più di quello che ci si sarebbe aspettati, e dopo le prime difficoltà in Inghilterra c’era già chi lo dava per spacciato. Insomma, se vincesse la Premier League al primo anno, riuscendo a mantenere il controllo delle partite visto finora e un dominio in classifica più o meno equivalente (anche se non può vincere per sempre), persino i più scettici dovrebbero arrendersi e riconoscergli i suoi meriti.
Conte quest’anno si gioca l’unanimità, il plebiscito. E sono davvero in pochi anche solo ad avvicinarsi a un traguardo del genere.
- Dove si fermerà la Juventus in Champions League? In campionato c’è un modo in cui può non vincere?
Per quanto si possa non condividere il conflitto artificiale e irrisolvibile che i detrattori di Massimo Allegri creano tra la sua gestione e quella di Conte, è vero che intorno all’allenatore della Juventus non c’è un clima serenissimo e non si può permettere di fallire in campionato – dove la vittoria è imperativa – e anche in Champions League non può uscire senza vendere carissima la pelle.
Ad esempio, non può uscire, in nessun caso, contro un’avversaria come il Porto. La squadra ha più qualità in attacco della passata stagione e magari, forte della capacità di Higuain e Dybala di trasformare in oro anche pochi palloni, potrebbe reggere meglio l’urto di partite di cartello. Sarà questione di millimetri, ma persino una semifinale non sembra fuori portata giocando anche solo benino – se poi giocasse al proprio meglio…
In campionato, paradossalmente, nella durata le mancanze strutturali potrebbero costare più caro ad Allegri. Oggi come oggi la vera antagonista sembra essere il Napoli, che potrebbe approfittare di eventuali passi falsi bianconeri, come quelli avuti nel girone d’andata. Certo, l’unico modo per detronare la Juventus sarà quello di sfruttarne ogni passo falso e non concedersi più nessuna pausa. Un compito che non possiamo essere certi sia alla portata del Napoli come di nessun’altra squadra di A. Non è il campionato “finito prima di cominciare” che qualcuno diceva, ma i favori del pronostico continuano ad essere dalla parte della Juventus.
- Quale dei tanti centravanti in lizza vincerà la classifica marcatori della Serie A?
Una vocina al nostro interno grida entusiasta: “Belotti!”. Poi però arriva una voce più grave e razionale che dice: “Mhhh…. Higuain”. Dallo stomaco sale una voce che dice: “E no, allora Mertens!”. A quel punto si fa avanti una voce spaventata che chiede: “Icardi no?! Sicuri sicuri?”. E dopo un attimo di silenzio dal fondo del nostro cervello una voce assonnata dice sbadigliando: “E se vincesse Dzeko?”.
- Klopp porterà un titolo a Liverpool?
Sono passate cinque stagioni dall’ultima vittoria del campionato tedesco sulla panchina del Borussia e due dall’ultimo trofeo (la Supercoppa di Germania del 2014). L’anno passato, di ambientamento in Inghilterra, ha perso due finali (League Cup contro il Manchester City; Europa League contro il Siviglia), arrivando ottavo in campionato. Quest’anno però il Liverpool sembra avere un’efficacia diversa nell’applicare i meccanismi del pressing di Klopp. In campionato, al momento, il Liverpool sembra l’unica valida contender del Chelsea di Conte, mentre deve ancora giocare la prima partita di FA Cup. Invece in League Cup dovrà affrontare il Southampton in semifinale, tra qualche giorno, e poi una tra Manchester United e Hull City in finale. Il primo trofeo, quindi, potrebbe arrivare già a febbraio, e Klopp se lo meriterebbe, sempre che Mourinho non decida di farne una questione di principio e vincerla lui.
- Guardiola riuscirà a non impazzire completamente in Premier League?
Guardando le sue ultime interviste sembra di no, e forse ci dobbiamo aspettare un burnout totale entro la fine della stagione. La cosa preoccupante è che Guardiola ha iniziato a dirigere le sue dichiarazioni passivo-aggressive verso il calcio inglese in generale, che non è proprio una buona idea quando sei allenatore del Manchester City. Tutto era iniziato con uno spunto di umiltà, quando Guardiola diceva di doversi adattare perché in Premier League spesso “il pallone sta più in aria che in terra”, ma adesso sono spuntate frasi come “devo capire le regole qui in Inghilterra” e “è ovvio che qui ci sia un’interpretazione diversa”. Credo che Mourinho si stia sfregando le mani. Buona fortuna Pep.
- Federer avrà il suo canto del cigno o dobbiamo rassegnarci al definitivo declino?
Se Federer sarebbe riuscito a vincere o meno un suo ultimo slam è la domanda con cui aprivamo il pezzo dedicato all’anno passato. La risposta è stata: ritiro dalle olimpiadi, nessuna finale dello slam, zero titoli. Risultati simili per un giocatore come Federer, arrivati mentre suonano i 35 anni, odorano di ritiro in modo ormai inequivocabile. Soprattutto se si sono saltati la maggior parte dei tornei programmati durante la stagione per problemi fisici. Federer è tornato in campo dopo sei mesi di inattività ieri nella Hopman Cup. Al suo allenamento erano presenti ottomila persone, poi è sceso in campo e ha battuto Daniel Evans in due set. Tutti si augurano che la magia possa non finire. O se proprio deve finire, che Federer abbia almeno il canto del cigno che spetta di diritto ai pochissimi atleti col privilegio di diventare “venerati maestri” mentre sono ancora in attività. Per capirci, l’incredibile punto di luce vissuto da Sampras alla finale degli US Open del 2002, mentre era già la copia sbiadita di sé stesso.
A dire il vero, Wimbledon 2015 sembrava dovesse essere il canto del cigno di Federer. Quel torneo aveva messo tutto in una nuova prospettiva: i tormenti degli ultimi anni avevano preso la forma di una preparazione a quel nuovo modo di giocare ultraoffensivo. Federer sembrava aver trovato la chiave del matrix: un modo unico per strozzare i tempi e gli spazi del tennis avversario. Uno stile di gioco squisito e delicato come un uovo fabergé, e che infatti è andato in pezzi pochi mesi dopo.
Federer, come solo i veri ossessionati possono fare, ha ribaltato la prospettiva: «Una pausa così lunga dopo 20 anni di tennis non può che essere positiva». Poi ha dichiarato di essere ancora affamato, di voler giocare ancora tanto, che non si tratta di una sola partita, di un solo torneo: «Potrebbero volerci anni».
Le sue condizioni di forma al momento sono un vero enigma, ma come per il 2016 vale un solo punto fermo: che le sue vittorie dipendono completamente da quanto spazio gli lasceranno gli altri. Nel caso in cui Djokovic e Murray molleranno un po’ la presa in qualche slam – come sarebbe peraltro verosimile in questo momento – risulta difficile credere (o facciamo: vogliamo credere) che Federer non sia lì ad approfittarne.
- Quali altri talenti francesi dobbiamo aspettarci che esplodano?
I primi che ci vengono in mente: Amine Harit del Nantes; Maxime Lopez dell’Olympique Marsiglia (centrocampista piccolo e tecnico con piedi e statistiche da playmaker o mezzala di possesso, titolare da quando c’è Rudi Garcia); Malang Sarr del Nizza, che sta giocando splendidamente da difensore a sinistra di una difesa a 3; Kylian Mbappé che sembra già bello e esploso nel Monaco di Jardim.
- Di chi diventerà il direttore sportivo Sabatini?
L’addio di Walter Sabatini dalla Roma ha fatto perdere alla Serie A uno dei suoi personaggi secondari più paradossali e carismatici. Quindi la speranza è che possa trovarsi una squadra del campionato abbastanza pazza da concedergli la libertà di esprimere il proprio gusto calcistico senza troppe limitazioni.
Non sarebbe neanche così scellerato. In una lega sempre più fondata sull’idea del player trading in fondo Sabatini, per quanto sopra le righe, rappresenterebbe un investimento sicuro se si vogliono fare i soldi con i talenti sconosciuti ed entusiasmanti.
In passato si era parlato molto di Inter. Ma Suning avrebbe il coraggio di mettersi in casa un ds plenipotenziario? Forse la dimensione di Sabatini è ancora quella di una medio-piccola della Serie A. Magari davvero il Bologna di Saputo, oppure il Cagliari, o magari la Sampdoria che ha iniziato in maniera deciso un progetto di valorizzazione patrimoniale dei giovani.
Sarebbe invece un po’ più triste se Sabatini si lasciasse affascinare dalle prospettive economiche di un campionato diverso, dove la sua ricchezza sintattica e lessicale sarebbe quanto meno limitata. Siamo davvero pronti a vedere una figura così borderline all’opera nel contesto levigato della Premier League, in un club tipo il Tottenham?
- Il Milan diventerà (finalmente) cinese? E a Galliani che succede?
Teoricamente sì ma in realtà è molto difficile da dire, soprattutto adesso che Berlusconi sembra clamorosamente intenzionato a tornare protagonista della scena pubblica italiana. Ufficialmente il cosiddetto “closing” è previsto per il 3 marzo ma, vista la poca chiarezza nella ragione dei ritardi fino ad adesso, non è detto che non ci siano ulteriori contrattempi. Alcuni dicono che le difficoltà siano dovute a nuovi controlli imposti dal governo cinese sull’uscita dei capitali all’estero, altri che invece sia lo stesso Berlusconi che sta negoziando la propria posizione all’interno del club. Legato al suo destino c’è ovviamente anche quello di Adriano Galliani che, se la Sino Europe Sports dovesse acquistare la totalità del club (com’è ufficialmente previsto), uscirebbe probabilmente di scena. La nebulosità di tutta la situazione, purtroppo, non ci permette di guardare oltre con maggiore precisione.
- Ci sarà una sorpresa tra i vincitori di almeno un grande slam?
Anche nella stagione che viene è difficile immaginare un vincitore diverso dai soliti nomi. Le possibilità narrativamente più interessanti sono quelle di Del Potro, alla ricerca del definitivo lieto fine alla storia del suo rientro, che però non sarebbe davvero un nome nuovo. Per il resto ci sono le seconde linee che da anni si stanno lavorando i trofei: Raonic, che lo scorso anno ha raggiunto la sua prima finale slam; Nishikori, che ha avuto un 2016 al di sotto delle aspettative; Marin Cilic, che nel singolo torneo ha sempre la possibilità di fare la differenza col servizio.
Come negli ultimi anni, le sorprese sono possibili, ma nessuna di queste sembra offrire prospettive entusiasmanti per il pubblico.
- Gabigol segnerà il primo gol con la maglia dell’Inter?
Al momento le quote sono queste:
gol nel 2017: 4,50
tunnel di rabona: 3,00
2 retropassaggi di rabona nella stessa partita: 2,70
autogol di rabona: 11
incidente domestico con petardi e/o piscina e/o escort minorenni: 4,70
disco rap in coppia con Icardi: 8
- Verratti rimarrà al PSG?
È arrivato il momento di chiedersi se Verratti non stia perdendo tempo. Arrivato da Pescara senza grandi pretese nella stessa sessione di mercato di Ibrahimovic e Thiago Silva, oggi Verratti è uno dei giocatori di più grande valore del Paris Saint Germain e sembra pronto a un altro salto di qualità. Un campionato più competitivo? Magari quello spagnolo? Magari con una squadra che tradizionalmente fa della tecnica e della visione di gioco il cuore stesso della propria filosofia? Sì, insomma, ci piacerebbe vederlo a Barcellona.
- È l’ultimo anno di Totti? (puntata n°3)
Lui vorrebbe giocare un altro anno, è evidente che si tratta di un caso in cui l’orgoglio ci impedisce di chiedere apertamente quello che ci sembra dovuto. E la Roma ha aspettato troppo ormai per gestire un eventuale addio, non faremmo in tempo a prepararci e lo vivremmo male, scoppierebbero sommosse e i bambini sarebbero tutti tristi. Speriamo di no.