Cosa tenere d’occhio nel 2017
Le 40 questioni che sono già sul menù del nuovo anno.
- Quali altri campioni saranno ceduti in Cina?
La porta d’accesso dorata al termine del ponte di Einstein-Rosen che collega l’epicentro calcistico mondiale alla Cina è stata definitivamente sfondata, dopo il passaggio delle spalle possenti di Hulk e Jackson Martinez l’anno scorso, dalla capigliatura di Witsel.
Nell’inventario ipergravido e continuamente aggiornato di calciatori che potrebbero scegliere la China Super League – luogo must be del 2017 – come palcoscenico del loro arricchimento esperienziale, una lista che non si capisce bene se sia più un elenco di deportati o eletti, sono contemplate tutte le sfumature che intercorrono tra l’Assurdo e il Plausibile.
Oltre alla boutade Cristiano Ronaldo (al Real Madrid sarebbe giunta un’offerta di 300 milioni di euro, e a CR7 un onorario di 99 milioni di euro l’anno, più di 8 milioni di euro al mese, cioè 3 euro e mezzo al secondo) e Ángel Di Maria, al quale andrà pure stretto il confino tattico imposto da Unai Emery al PSG, ma addirittura anelare la pazzia anarcoide della CSL mi sembra troppo (rientra in questo universo distopico anche l’offerta a Clattenburg), c’è una serie di calciatori per i quali l’ipotesi non è solo suggestiva, ma reale.
Una microcategoria è composta da gente che credevamo definitivamente fuori dai giochi, o in via di dismissione, e che potrebbe tornare solo per guadagnarsi uno scivolo d’oro verso il definitivo pensionamento, come Ashley Cole (accreditato alla diaspora di DP da Los Angeles), l’onnipresente Ronaldinho, Nicklas Bendtner, Samuel Eto’o che così potrebbe ammortizzare i costi delle sue scommesse azzardate, Podolski prima di calarsi definitivamente nel rap game e Emmanuel Adebayor, il cui Instagram, in rotta di collisione con muraglie e lanterne, impazzirebbe in un turbinio di fuoco.
La seconda microcategoria include calciatori per i quali la scelta di un futuro esotico o di un trasferimento intercontinentale non è strettamente necessaria, anche se suggestiva. Si tratta di nomi già accostati anche alla MLS in passato, per i quali l’ingresso dello scenario cinese crea una dicotomia: l’ago della bilancia della nostra percezione degli stessi oscilla adesso tra «calciatori in cerca di riscatto» o «mercenari». In ordine di plausibilità decrescente ci sono Balotelli (che se vuole provare a tornare in Nazionale gli conviene non allontanarsi troppo neppure da Promenade des Anglais), Cesc Fabregas, Radamel Falcao, Yaya Touré, Wayne Rooney, Robin Van Persie, John Terry e Fernando Torres.
Infine c’è il miniplotone WTF, che è l’unico che vorremmo davvero vedere col nome sulle spalle in ideogrammi e che ci farebbe comprare subito l’abbonamento in streaming alla CSL: un quintetto all-star composto da Mattia Caldara, prepotentemente desiderato da Fabio Cannavaro per il suo Tianjin Quanjian; Vladimir Weiss e Assou-Ekotto, le vere personificazioni della forma mentis che muove gli astri del calcio cinese (Weiss dopo sei mesi all’Olympiakos si è imbarcato in un bel peregrinare tra squadre del Qatar che giocavano al rialzo col suo stipendio e che gli hanno fatto guadagnare il nickname di Wei$$, mentre come la pensa BAE lo sappiamo già, e poi che ci sta a fare a Saint-Etienne?); Hal Robson-Kanu e Hatem Ben-Arfa.
- Quanti soldi guadagnerà Pellè?
Ad ascoltare Gervinho, il mega-contrattone è una tendenza che appartiene ormai all’anno passato: il futuro è nei bonus. L’ivoriano non è esattamente una macchina da gol, e adesso starà probabilmente rimpiangendo di non aver mai affinato la finalizzazione, considerato che, come ha rivelato, ogni gol segnato gli frutta 150,000€ netti. Il bonus per ogni partita giocata, invece, ammonta a 60,000€. Poco male, insomma, che guadagni solo 10 milioni annui, se una stagione da 30 gol può riportarlo facilmente nella top ten dei più pagati.
Del resto stare dietro ai contratti stava diventando francamente frustrante, basti sapere che in estate Pellè era il quinto giocatore più pagato al mondo e adesso è appena il nono. Per non parlare del primato di Oscar, oscurato da Tévez nel giro di qualche ora. Il Graziano nazionale non poteva incassare quest’affronto senza colpo ferire, dopo mesi trascorsi in cima a ogni photogallery sui “paperoni del pallone”, così ha stipulato un nuovo contratto che gli permetterà di guadagnare:
- 200,000€ per ogni gol segnato in acrobazia, più 200,000€ addizionali per ogni considerazione passivo-aggressiva sulla qualità dei difensori del campionato cinese;
- un bonus di 100,000€ se fa pace con Ventura, che può salire a 150,000€ se prima lo tiene un po’ sulla corda e poi gli dedica un gol davanti alle telecamere, ma può arrivare fino a 200,000€ se a pace ottenuta gli nega nuovamente il saluto, come fece Batista con Triple H;
- 30,000€ per ogni giocatore che si trasferisce in Cina e ha fatto bene ad accettare l’offerta della vita, 50,000€ per ogni giocatore che si trasferisce in Cina e ha sbagliato a sacrificare la carriera per i soldi, 15,000€ per ogni giocatore che si trasferisce in Cina e nessuno si domanda cosa avrebbe fatto al suo posto
- Da quali giocatori dobbiamo aspettarci un clamoroso comeback?
Con la firma, a pochi giorni dalla fine del 2016, del contratto che sancisce il suo terzo ritorno in campo in cinque anni, Juan Sebástian Verón ha decisamente fissato a vette irraggiungibili l’asticella della portata mitica dei comebacks.
Sarà complicatissimo abbattere questa nuova barriera di clamorosità: ma un anno è lungo, e potremmo lecitamente aspettarci resurrezioni in grande stile anche da parte di
- Mauricio Pinilla (per il quale un eventuale trasferimento in Messico potrebbe addirittura risultare corroborante: cioè, avete visto giocare ultimamente Gignac?)
- Dani Alves
- Landon Donovan (il nuovo coach dei Galaxy, Curt Onalfo, ha il carisma di una tapioca e LegenD dovrà caricarsi la carretta ancora una volta sulle spalle)
- Riccardo Montolivo (che si prenderà il centrocampo di Montella e Ventura, frantumando con una folata di gerontocrazia l’ascesa di Locatelli)
- Adalberto Peñaranda (che ha già appeso la foto della sua sola presenza con l’Udinese, prima che lo scaricassero al Malaga a Gennaio, sullo specchio del bagno, e tornerà in estate ricoperto da un’aura scintillante pronto a prendersi la sua rivincita)
- Juan Román Riquelme (che sicuramente metterà il punto nel 2017, ma forse vedremo anche in Libertadores con l’Atlético Tucumán: il vicepresidente del Decano ha detto che non conferma né smentisce)
- Cosa farà Conor McGregor?
Diventerà padre, questo è sicuro. Poi vincerà il titolo Mondiale di pugilato, forse, e magari tornerà in UFC e Khabib Nurmagomedov lo farà fuori in due riprese. O magari gli organizzeranno un incontro con l’ultimo orso polare vivente su un iceberg al Polo per fargli estinguere la specie. Seriamente: dato che ha preso la licenza non sarebbe così assurdo se facesse qualche incontro, sarebbe persino interessante. L’idea che McGregor punti sul suo “personaggio” scegliendo il wrestling, anziché la sua arte nel gestire le distanze, ci toglierebbe un po’ di entusiasmo. Il personaggio McGregor si regge sul suo grande talento, messo alla prova ogni volta che sale sull’ottagono, piuttosto che sui post di Instagram. E senza il rischio che gli vengano cambiati i connotati non c’è gusto.
Per quanto riguarda l’UFC la nostra preferenza andrebbe a un terzo incontro con Nate Diaz. Altrimenti, un match con Tyron Woodley per la cintura dei Welter (sarebbe la terza per McGregor, l’equivalente delle chiavi dell’UFC) sarebbe affascinante anche solo per vedere fino a quale categoria di peso i pugni di McGregor conservano la loro potenza, e dal punto di vista mediatico non ci annoieremmo.
Meno interessante – da un punto di vista stilistico – l’incontro sopra paventato con Nurmagomedov, che potrebbe finire altrettanto velocemente con un TKO del dagestano, il cui mento non è mai stato messo alla prova da mani come quelle di McGregor. Va citata quanto meno la possibilità di cinque riprese con Tony Ferguson, che a mento è messo benissimo e che potrebbe affrontare prima Nurmagomedov, in una sfida a eliminazione che porterebbe inevitabilmente a McGregor (ma che non si riesce a fare perché, indovinate un po’, non Ferguson non trova l’accordo economico con l’UFC).
- Quante volte vomiterà ancora Messi?
Gregorianamente parlando, il 2017 dovrebbe essere un anno tranquillo per Leo: l’Argentina non ha in calendario nessuna competizione nella quale poter arrivare in finale e perdere, quindi l’ansia da prestazione (anagramma sentimentale di rinosinusite cronica) di Messi potrebbe essere contenuta nei livelli pre-ematici. Possibili riacutizzazioni, proprio come per la fioritura delle graminacee, a Marzo (quando cioè l’Albiceleste sfiderà il Cile nel match più importante tra quelli ancora rimasti sulla strada per Russia 2018) e Novembre (il potenziale play-off con la rappresentante oceanica, effettivamente ciò che di più vicino a una finale l’Argentina potrebbe giocare)(suerte, come si dice).
- Balotelli tornerà in Nazionale?
Il termometro di Balotelli è sempre la proporzione tra gol e cartellini. Se fino a due mesi fa il bilancio era positivo (7-4) ora è tornato in parità (9-9) e nell’ultimo turno di campionato Balotelli è stato espulso per un fallo di reazione. “La prima balotellata” hanno scritto i giornali che non vedevano l’ora (anche se a nostro giudizio si tratta di poco più di uno sgambetto).
Mentre Ventura continua il ritornello marzullesco “Balotelli deve farsi delle domande e darsi delle risposte”, l’Italia cade ai piedi di Belotti, che offre più certezze non solo caratteriali ma al momento persino tecniche. Al di là del discorso caratteriale, Balotelli in Francia ha ritrovato la capacità di essere determinante perché il suo talento è troppo grande per il contesto in cui si trova a giocare, ma calcisticamente non ha fatto i passi in avanti che ci si aspettano da lui da anni.
Se da una parte il suo talento continua a essere troppo evidente, ed è quindi plausibile una sua convocazione nel 2017, il suo momentum sembra ormai passato. Oggi è difficile immaginare che tornerà a essere centrale nel nostro movimento come lo è stato per poche settimane qualche anno fa. Allora il 2017 potrebbe essere l’anno della vera rinascita di Balotelli come giocatore e al contempo del suo definitivo declino come fenomeno. Balotelli, cioè, potrebbe diventare un giocatore normale.
- Kyrgios metterà la testa a posto?
Nick Kyrgios è al momento uno dei pochi giovani su cui è possibile scommettere per la futura vittoria di uno slam. Tutti concordano che fra lui e un grande torneo ci sia di mezzo solo una grossa, aggrovigliata, massa di pazzia. Il 2017 ci dirà con qualche attendibilità in più se Kyrgios riuscirà a trasformare il suo squilibrio in energia positiva. A suo favore c’è il fatto che, a dispetto dell’impressione che sia sul circuito ormai da anni, Kyrgios ha appena 22 anni: l’età a cui Roger Federer, fino a quel momento incompiuto, ha vinto il suo primo Wimbledon. Contro di lui c’è il fatto che 22 anni sono già un’età avanzata per uno che vuole smettere a 27. Quest’anno dopo la squalifica rimediata contro Micha Zverev ha dichiarato di essere andato molto vicino al ritiro con una dichiarazione ricca di quel nichilismo che lo rende un eroe millennial: «Io non amo questo sport. Mi piace fino a un certo punto, ma non lo amo». Nel frattempo continua a ripetere di non voler arrivare a 30 anni nel circuito.
Il tempo stringe.
- Ci sarà finalmente il coming out di qualcuno tra i calciatori omosessuali?
Dopo quello di Cristiano Ronaldo, che qualche settimana fa ha “tranquillamente ammesso di essere omosessuale” nel multiverso abitato da Giovanni Minoli (che forse dovrebbe leggerci con più spirito critico). No, sul serio, sarebbe ora.
- Come andrà a finire il processo ad Alex Schwazer
Il processo che si apre il 17 gennaio a Bolzano è probabilmente un procedimento senza futuro, al quale tiene assurdamente più l’accusato che l’accusa. Infatti quel giorno il giudice per le indagini preliminari Walter Pellino darà gli incarichi alle parti e sappiamo che avranno un ruolo il professore del dipartimento di chimica dell’Università di Torino, Marco Vincenti, e anche il comandante del Ris di Parma.
Un processo che nasce morto perché si deve tenere in quanto il doping è un reato penale. Ma l’archiviazione è dietro l’angolo visto che, per la legge italiana, ci deve essere un effetto sulla prestazione per sussistere il reato. Anche secondo il laboratorio Iaaf di Colonia che ha scovato le poche molecole di anabolizzante esogene quella quantità non è sufficiente a modificare la prestazione. L’accusa penale, dunque, dovrebbe cadere lasciando spazio al procedimento civile. Ed è qui che Alex vorrà mostrare di aver subito un torto. Sarà un processo lungo e difficile, che metterà in gioco la dignità di molti, ma non la loro fedina penale.
Che Schwazer vinca o perda, trovo comunque difficile ragionare sul concetto di giustizia, travolto in un giorno d’estate sulla strada che divide Racines, Colonia e Rio de Janeiro.