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Foto di Christof Stache/Getty Images
Calcio Daniele V. Morrone 16 marzo 2016 6'

Come sta il Bayern Monaco

Tra la gara di andata e quella di ritorno, il Bayern ha subito la prima sconfitta in casa della stagione.

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Negli anni novanta il Bayern venne soprannominato FC Hollywood. Una squadra piena di grandi nomi che non perdevano mai il centro del palcoscenico, nonostante gli scarsi risultati sul campo. Lo spogliatoio era sempre turbolento e i giocatori finivano sempre sui tabloid per la loro vita privata.

 

Da tempo il soprannome è andato in disuso: il Bayern si è normalizzato e l’organizzazione dello spogliatoio è simile a quella di ogni grande squadra europea (uno/due piantagrane, uno/due pagliacci, qualche personaggio, qualche bravo ragazzo, molti robot), dove tutto viene gestito tramite social. D’altra parte, il soprannome potrebbe ancora funzionare in senso positivo per questo Bayern: per indicare il fatto che ogni partita del Bayern è uno spettacolo unico, con diversi gradi di lettura difficilmente riassumibili in poche righe.

 

Anche durante un semplice “rondo” negli allenamenti.

 

Nelle tre settimane che ci separano dalla partita di andata, il Bayern ha recuperato solo Götze tra gli infortunati di lungo corso (assente da ottobre) e ha giocato quattro partite vincendone due. Ha subìto la prima sconfitta in casa del campionato (contro il Mainz) e pareggiato con il Borussia Dortmund la partita più bella della stagione tedesca. Va detto che il calendario non era semplice: delle quattro partite giocate solo l’ultima è arrivata contro una squadra della parte bassa della classifica (il Werder); non si può dire, quindi, che Pep abbia passato tre settimane a preparare la sfida di ritorno con la Juventus.

 

Già nella prima delle quattro gare prese in esame, quella contro il Wolfsburg, Pep si è trovato davanti una squadra che ha scelto di difendere bloccando il centro del campo, in particolare dell’area di rigore. Così, il Wolfsburg si è difeso dal problema dei falsi terzini e dalla coppia di attaccanti Müller-Lewandowski provando al tempo stesso a mettere sotto pressione la difesa del Bayern, priva di centrali ruolo.

 

La scelta ha pagato solo in parte: il Wolfsburg è stata la squadra che ha tirato più volte nello specchio del Bayern di Monaco quest’anno (8 tentativi), ma ha faticato ad adattarsi quando il Bayern è stato risistemato da Guardiola nell’intervallo inserendo Thiago e Ribery, pronti a ricevere la linea di passaggio verticale da Alaba e Kimmich. Il conseguente spostamento di Coman a destra ha fatto il resto, con il francese che ha segnato il primo gol e propiziato il secondo, dopo aver ricevuto il pallone proprio da un lancio di Kimmich.

 

 

Ma è la partita successiva quella più interessante, quella che il Bayern ha perso in casa. Prendendo spunto da quanto già fatto dal Gladbach settimane prima, il Mainz di Martin Schmidt si è difeso con una formazione asimmetrica: un 5-2-3 di base (con il trequartista Malli come punta centrale), ma con Donati come esterno a destra più alto rispetto a Bussmann a sinistra, così che da lasciare la possibilità all’italiano di abbandonare Ribery e scalare rapido sull’esterno basso del Bayern. In questo modo Donati poteva chiudere la strada a Bernat, ma anche seguire Thiago ben dentro il campo (con rotazione della difesa in una linea a 4) evitando che i tre giocatori offensivi del Mainz andassero in pressing in marcata inferiorità numerica sull’uscita del Bayern dalla difesa.

 

Il Mainz ha costretto il Bayern a cercare le ali, sempre isolate (senza però avere abbastanza uomini in area a ricevere gli eventuali cross, dato che Müller era in panchina) costringendo Pep ad affrontare una squadra in grado di pareggiare numericamente i giocatori del Bayern nella zona del pallone, che è uno dei punti cardine del gioco di posizione del tecnico catalano. Nel secondo tempo, con un gol da recuperare, Guardiola ha provato a cambiare le cose inserendo Müller e Costa per Coman e Thiago, ma al Mainz è bastato fissare Donati sulla linea a cinque in difesa e abbassare i due esterni a centrocampo, in un 5-4-1 che ha bloccato la gara affollando l’area di maglie bianche sui cross del Bayern (dove solo 3 dei 12 tentati da quel momento sono arrivati a destinazione).

 

Il Mainz ha dimostrato che una partita totalmente reattiva contro il Bayern può premiare se si sfrutta una delle poche chance a disposizione in contropiede nei primi minuti di gara.

 

La sconfitta con il Mainz ha accompagnato la vigilia della sfida per il titolo con il Borussia Dortmund, a quel punto a soli 5 punti di distanza. Lo 0-0 finale ha premiato il Bayern e della partita davvero bella abbiamo scritto un’analisi approfondita (che potete leggere cliccando qui). Qui è il caso di parlare, invece, delle due polemiche che hanno seguito la partita che, va detto, si sono spente subito: la prima polemica è nata al fischio finale, con Guardiola che, ancora in trance agonistica, ha preso da parte il giovane Kimmich (autore della miglior prestazione della gara) per spiegargli a caldo un errore di posizionamento.

 

 

Le immagini hanno fatto il giro del mondo con reazioni opposte tra chi ritiene esagerata la cosa e chi sostiene sia quello il momento giusto per intervenire sul ragazzo facendo leva anche sulle sue emozioni. Il polverone è stato tale da portare Kimmich a spiegare: “È il marchio di fabbrica di un bravo allenatore, il fatto di non essere mai soddisfatto e di provare sempre a migliorarti. Vuole tirare fuori il massimo da me. Dopo la partita mi ha detto un paio di cose che avrei dovuto fare meglio… mi ero posizionato un pochino troppo avanti in campo”.

 

Che poi, davanti ai microfoni a fine partita, Guardiola ha avuto solo parole di elogio per il giocatore: “Gli ho detto che forse è uno dei migliori centrali al mondo”. Continuando: “Abbiamo un difensore veramente ottimo che ha il punto di forza nell’impostazione, nella personalità con la palla. A me piace lavorare con giocatori che hanno voglia di imparare. Lui ha voglia, ha forza di volontà, ha passione. Ha assolutamente tutto”. Anche guardando il linguaggio del corpo è chiaro come Pep sia voluto entrare nella testa del ragazzo alternando gesti d’affetto incondizionato a parole di insegnamento.

 

Ma per Guardiola le polemiche non sono finite a Dortmund. Il lunedì successivo comincia a circolare su Twitter la foto dell’allenatore catalano ad Amsterdam vestito da turista, ma senza la famiglia. A cui si è aggiunto subito dopo l’arrivo in città del DS del Manchester City, Begiristain. La miscela per la polemica a quel punto era pronta.

 

Guardiola spotted in Amsterdam to discuss transfers with Manchester City’s Begiristain. Did they mention Bazoer? pic.twitter.com/WGqUGBtI2I

— AjaxDaily (@ajaxdailydotcom) March 8, 2016

 

Il Bayern di Monaco ha provato a spegnere la polemica: “Non c’è assolutamente nessun problema. Pep Guardiola sta facendo un fantastico lavoro per noi, quotidianamente. È concentrato e lavora in modo intensivo, esattamente come ha fatto dal primo giorno. Cosa fa nel suo giorno libero sono affari suoi”. E poi, riguardo la pianificazione della prossima stagione: “È del tutto comprensibile e legittimo. Sarebbe da ingenui pensare che avrebbe iniziato a farla dopo il 30 giugno”. Sembra che ad Amsterdam ci fosse anche il manager del centrocampista del Borussia Dortmund Gündogan, prima richiesta di Guardiola per la prossima stagione, ma resta il fatto che forse la giornata libera l’avrebbe potuta passare anche alla bellissima pinacoteca di Monaco per poi usare Skype e parlare del futuro con l’amico Begiristain. Esiste anche l’opzione di chiamata con più persone, eventualmente.

 

Per fortuna di Pep, Monaco non è in Italia e il campo ha rapidamente preso nuovamente il centro delle attenzioni con la vittoria inequivocabile contro un Werder Brema tagliato in due dal talento di Coman (tre assist!) che ha tranquillizzato l’ambiente in vista della partita contro la Juve e fatto rivedere in campo Götze pronto per la volata finale. E soprattutto ha permesso a Guardiola di parlare di calcio: “Abbiamo giocato bene, e questa è la cosa importante per me. Sono l’allenatore, ma anche un tifoso della squadra. Il nostro gioco di posizione è andato meglio delle ultime partite. Abbiamo concesso pochi contropiedi. Era importante vincere oggi dopo la sconfitta con il Mainz. Faccio grandi complimenti ai miei giocatori”.

 

Contro una squadra non preparata nei minimi dettagli per difendere come un organismo, al Bayern basta il talento di un singolo per finire in goleada.

 

A conti fatti Pep non ha dato grandi spunti di riflessione, meglio: nuovi spunti di riflessione ad Allegri in queste ultime tre settimane. Nessuna novità tattica rilevante o soluzione di un avversario innovativo. Il Bayern è stato preso di sorpresa dal Mainz con lo stesso piano gara del Gladbach, però ha giocato con autorità contro il Borussia Dortmund, controllando il risultato in una gara che non poteva perdere. Purtroppo per la Juve lo 0-0 è anche il risultato con cui passerebbero i bavaresi e anche se parliamo di una squadra costruita per attaccare sempre la porta avversaria, il Bayern ha mostrato anche autocontrollo.

 

Forse questo aspetto deve far pensare Allegri: costruire una gara solo reattiva rischia di mettere Guardiola nella condizione di abbassare i ritmi e congelare la palla, sapendo di avere il vantaggio di due risultati su tre: un lusso che il Borussia Dortmund ha pagato con i rimpianti. Considerando gli infortuni dell’ultima ora, Allegri è in una posizione davvero complicata: non può permettersi lussi e non ha niente da perdere, ma al tempo stesso peccare di ingenuità con il Bayern di Monaco potrebbe abbreviare di molto la possibilità di giocarsi il passaggio del turno. Insomma, persino in un Paese di allenatori è molto difficile desiderare di essere al suo posto.

 

 

Tags : arturo vidalbayern monacopep guardiolarobert lewandowski

Daniele V. Morrone, nato a Roma nel 1987. Laureando in economia, amante del "calcio di posizione" di Cruijff e Guardiola, segue con attenzione l'evoluzione del calcio asiatico.

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