Il manuale del bravo studente
C.J. McCollum ha superato tutti gli esami possibili per diventare un giocatore NBA
Dove non arriva l’etica lavorativa
Il gioco di McCollum, però, ha purtroppo dei limiti che difficilmente possono essere nascosti e su cui non sarà certo facile porre rimedio negli anni futuri. Se a livello realizzativo il nostro ha mille sotterfugi a disposizione e un cervello abile nel decidere il modo in cui usarli, lo stesso non si può dire nel playmaking. C.J. non sembra avere le giuste scelte per mettere in ritmo il resto della squadra con costanza, affidandosi molto di più a Lillard e al resto dei compagni sotto questo particolare aspetto, non riuscendo a sostituirli nelle serate più critiche. La sua Assist Ratio che arriva solo a quota 14.7 ne definisce ancor di più il ruolo di finalizzatore più che di facilitatore.
Le difese inoltre stanno iniziando a prendere le misure al suo gioco dalla media: qui ad esempio un ottimo Capela usa la rapidità di piedi e il wingspan per impedirgli di mettere a posto il pull-up o il floater. Risultato: al ferro vengono fuori tutti i limiti fisici di C.J.
La stazza contenuta è un problema anche dal punto di vista difensivo e gli staff tecnici NBA sono i migliori nell’evidenziare queste carenze, puntando a inserirlo nei contesti a lui più sgraditi.
Afflalo riconosce il mismatch e lo porta in post-basso nei primi secondi dell’azione. Nonostante la guardia dei Blazers provi inizialmente a difendere davanti e a portarlo a non ricevere profondo, la conclusione a canestro rimane comunque agevole.
Il più grosso campanello d’allarme per Terry Stotts in questo primo mese di partite: la difesa sul pick&roll. La scelta dei lunghi di droppare dopo il blocco è già di suo pericolosa, se in più ci aggiungiamo che Lillard e McCollum si schiantano continuamente sui blocchi in questa maniera è ovvio che gli avversari trovino terreno fertile la maggior parte delle volte. Solo Hawks e Cavaliers concedono più punti ai portatori di palla avversari.
Un futuro scritto
L’attenzione per i dettagli e l’etica lavorativa di McCollum dovrebbe consentirgli di avere una carriera longeva e riconosciuta all’interno della Lega, anche perchè in più di un’occasione ha mostrato di essere molto più maturo rispetto alla sua età anche fuori dal rettangolo di gioco. La scelta di rimanere per quattro anni a Lehigh rimandando di un anno l’approdo nella Lega gli ha permesso di portare a termine gli studi e di conseguire la laurea in giornalismo, dandogli l’opportunità di dilettarsi nella professione sin dal college.
La NBA e tutti media che girano intorno non ci hanno messo molto a sfruttare questa peculiarità per metterlo alla prova una volta passato professionista. The Players’ Tribune lo ha messo davanti alle sue due maggiori passioni, giornalismo e analisi, per tirare fuori 3 pezzi imperdibili in cui viviseziona lo stile di gioco dei suoi pariruolo più famosi prima di lanciarlo sul pesce grosso e portarlo a intervistare il commissioner Adam Silver.
È facile pensare che un ragazzo di questo tipo rimanga nel circuito mediatico della Lega per molti anni anche una volta che deciderà (speriamo il più tardi possibile) di appendere le scarpe al chiodo. Che diventi un analyst per qualche network televisivo o diventi il primo giocatore a passare dall’altra parte del microfono poco importa: difficilmente smetteremo di sentir pronunciare il suo nome da qui ai prossimi 10 anni.