2017: l’anno in cui il calcio diventerà davvero moderno
Nessuna teoria del complotto si era avvicinata alla verità su Messi, Ronaldo e Bale.
Questo aveva portato ad alcuni fastidiosi inconvenienti: proteste con gli arbitri, indicazioni ai compagni, rosicate. In più, era costretto a fingere il contatto e il dolore visto che non poteva provare niente di tutto questo, come qualcuno su Twitter aveva già sospettato retwittando la foto della falena che gli si posa in faccia durante la finale degli Europei. E il fatto che necessitasse di numerosi viaggi in Marocco per i continui aggiornamenti aveva inoltre insospettito la stampa, costringendo il reparto “Background” a diffondere il falso gossip dell’amante omosessuale.
Ma con Messi tutto questo era il passato, dicevano gli spot pubblicitari come se stessero presentando il passaggio dal BlackBerry all’iPhone. Messi era un esemplare tecnicamente ancora più perfetto e socialmente invisibile: non discuteva con gli arbitri, non litigava con gli allenatori, non faceva sentire in soggezione i compagni, non teatralizzava gli scontri di gioco. Il problema era più che altro con i tifosi: era impossibile empatizzare con Messi, nonostante gli sceneggiatori della Humanoid gli avessero ricamato sopra il più grande background mai scritto. Tutti ammiravano Messi, senza però amarlo davvero. E questo era un problema.
Il video a quel punto sfumava al nero dalle immagini di Messi che piange di fronte alla Coppa del Mondo persa in finale nel 2014, mentre la musica, un pianoforte malinconico, sembrava dover scomparire. «Ma adesso non più», una scritta bianca, che ardeva di luce dal di dentro, interrompeva l’apparente fine dello spot, «Con Gareth Bale siamo già, oggi, entrati nel futuro».
Bale era tecnicamente perfetto come Messi ma aveva una caratteristica di cui i due precedenti prototipi erano privi. Aveva dei neuroni a specchio artificiali che gli permettevano di farsi rappresentante di valori positivi e condivisibili da tutti: lo spirito di squadra, il senso d’appartenenza, la creatività su Instagram. Bale era il primo idolo robot amabile dagli esseri umani, come aveva dimostrato all’ultimo Europeo. E in più era molto più facile da aggiornare, attraverso una piccola cicatrice dietro l’orecchio, coperta appositamente con un agile intervento di chirurgia plastica.
«Ma adesso basta parlare di noi, perché tutto questo è fatto per voi», chiudeva il video. Le aziende (usavano questo termine per indicare i club, le squadre) avrebbero potuto risparmiare decine di milioni di euro l’anno in ingaggi tagliati, visto che i robot proposti dalla Humanoid necessitavano solo di poche centinaia di migliaia di euro l’anno per la manutenzione e gli aggiornamenti. Non solo: i club avrebbero potuto disfarsi di preparatori atletici, psicologi e mental coach aumentando i profitti, senza contare il risparmio sulle spese mediche e il taglio totale del calcio giovanile. Una rivoluzione.
Ma i vantaggi maggiori, sostenevano, erano per i tifosi: «Vi immaginate cosa potrebbe succedere con ventidue Bale in campo?». I prodotti della Humanoid avrebbero portato il calcio ad un livello prima nemmeno immaginabile: «Sarebbe mai esistito Guardiola senza un suo Messi?».
Quell’interrogativo, che chiudeva in modo solenne il video, avrebbe riempito qualunque altro dibattito nei mesi a venire. Proprio Guardiola decise di prendersi un nuovo anno sabatico per riflettere sulla questione, mentre l’FC United of Manchester, il club alternativo al Manchester United, dichiarò fin da subito di voler rimanere un club robot-free, cambiando il suo nome in United Humans of Manchester.
Mentre i media si scontravano violentemente e gli editoriali su cosa si sarebbe dovuto fare si ripetevano sempre uguali tutti i giorni, alcune cose iniziavano a muoversi. L’Atletico Madrid, ad esempio, decise improvvisamente di tagliare qualunque nuovo investimento nel proprio vivaio. Quella notizia mandò definitivamente nel panico il sindacato dei calciatori, che si affrettò poche ore dopo a rilasciare un comunicato in cui ribadiva che “il calcio è nato e rimarrà sempre uno sport di e per esseri umani”.
Evidentemente non la pensava così il gruppo Wanda, conglomerato industriale cinese che dell’Atletico Madrid possedeva il 20%, che all’inizio di giugno decise di acquistare la Humanoid Solutions per la cifra record di 3,5 miliardi di euro. L’assunzione del giornalista dell’Independent nell’ufficio stampa della Humanoid, poi, certificò quello che molti sospettavano da tempo: la più grande strategia di ninja marketing mai posta in essere aveva avuto successo. L’operazione, però, ebbe anche un riflesso politico. Il comitato centrale del Partito Comunista Cinese, infatti, la descrisse come “il terzo grande passo verso la vittoria della Coppa del Mondo”, dove i primi due erano stati l’acquisto di Infront e la sponsorizzazione con la FIFA.
La sessione estiva del calciomercato 2017 fu strana e silente: i top club europei sembravano in attesa di valutare se spendere milioni di euro per giocatori che sarebbero potuti diventare obsoleti solo pochi mesi dopo. Quell’estate, in realtà, fu dominata sostanzialmente da quattro notizie.
Il ritiro contemporaneo di Messi e CR7, ritenuti dalla Humanoid non più adatti alla nuova era che stava per sorgere. La battaglia legale tra il Real Madrid e l’azienda cinese di robotica sui diritti sportivi ed economici di Gareth Bale. Il licenziamento in tronco di Oscar da parte dello Shangai SIPG. E la riunione d’emergenza dell’IFAB, l’International Football Association Board, che il primo agosto di quell’anno decise all’unanimità di cambiare la terza legge del gioco.
La nuova versione recitava così: «Ogni gara è disputata da due squadre, ciascuna composta da non più di undici calciatori o repliche umanoidi, uno dei quali deve essere il portiere». Sarebbe entrata in vigore, in via del tutto eccezionale, già dalla stagione 2017/18.